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Attentato al K3, perizia choc: «La bomba poteva uccidere»

Venerdì 10 dicembre la presentazione dell'esperimento giudiziale in tribunale a Treviso: l'anarchico spagnolo Antonio Sorroche Fernandez, 43 anni, ha assistito in videoconferenza dal carcere di Terni

Venerdì 10 dicembre il perito Stefano Venuti ha presentato in tribunale a Treviso l'esito della perizia richiesta nel maggio scorso dai giudici della Corte d'Assise di Treviso che dovranno pronunciarsi sull'attentato alla sede della Lega al K3 di Fontane di Villorba, scoperto il 16 agosto del 2018. Un episodio che, quasi per miracolo, non provocò vittime: i poliziotti intervenuti alla sede provinciale del Carroccio si accorsero di un filo posizionato su una scala esterna all'edificio che avrebbe potuto innescare l'ordigno. Come in occasione delle precedenti occasioni l'unico imputato, l'anarchico spagnolo Antonio Sorroche Fernandez, 43 anni, ha assistito all'udienza in videoconferenza, dal carcere di Terni.

«L'ordigno posizionato all'interno della sede della Lega di Fontane di Villorba avrebbe potuto uccidere chiunque si fosse trovato in un raggio tra i tre e i quattro metri di distanza dal luogo dell'esplosione» è quanto sostenuto dalla perizia presentata in tribunale. Il perito ha depositato nel novembre scorso l'esito di tre esperimenti svolti all'interno di un poligono nei mesi di luglio, settembre e ottobre. Il primo test non aveva portato ad uno scoppio mentre i due successivi erano invece andati a buon fine. Nella pentola da cinque litri era presente un chilo di polvere da sparo di bassa qualità più altri 50 grammi di polvere flash, di alta qualità, solitamente utilizzata nei fuochi d'artificio, e i chiodi. In tutti i test la pentola in metallo non si è mai rotta ma è soltanto saltato il coperchio che richiudeva la carica esplosiva. Per la difesa di Sorroche, rappresentata dall'avvocato Giampiero Mattei, l'esperimento ha evidenziato ancora più chiaramente che gli ordigni altro non fossero che semplici "atti dimostrativi" che avrebbero ferito soltanto chi si fosse trovato in un raggio di pochi metri, nel caso specifico i poliziotti delle volanti.

Un consulente del legale di Sorroche aveva sostenuto che la capacità deflagrante dell’ordigno fosse in realtà molto ridotta, diversamente da quanto ritenevano gli artificieri interpellati dalla Procura di Venezia. Da qui la decisione della perizia. Il prossimo 19 marzo si tornerà in aula con i magistrati Roberto Terzo e Alessia Tavarnesi della Procura Distrettuale di Venezia che presenteranno ai giudici della Corte d'Assise le loro richieste. Il 2 aprile sarà il turno della difesa mentre il 9 aprile è la data fissata per l'udienza in cui sarà pronunciata la sentenza nei confronti del 43enne che ha già collezionato in passato pene per un totale di circa 6 anni, soprattutto per furti (nel 2006, a Trento, rubò la fiaccola olimpica ad una tedofora) e rapine. La Lega, parte civile nel processo e rappresentata dall'avvocato Stefano Trubian, aveva richiesto un risarcimento di circa 50mila euro.

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