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Giovedì, 28 Marzo 2024

Auto di lusso vendute evadendo l'Iva, giro d'affari da 8,5 milioni

L'organizzazione, composta da sette persone (il capo era una donna rumena), presentava documenti falsi alle Motorizzazioni per immatricolare i mezzi che venivano messi sul mercato a prezzi di favore. Sanzionati con multe complessive da 5 milioni clienti e venditori, per l'utilizzo del contante oltre la soglia stabilita

Tra il 2015 e il 2020, attraverso tre concessionarie, avrebbero venduto almeno 500 euro di lusso, evitando di pagare l'Iva sui mezzi, operazione che veniva certificata attraverso documenti falsi (che attestavano il versamento della tassa in Germania, Francia, Spagna e Belgio) presentati in varie Motorizzazioni italiane (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno, Pordenone, Udine, Bolzano, Latina, Palermo e Catanzaro) per ottenere l'immatricolazione. Un giro d'affari da 8,5 milioni di euro, con un'evasione Iva di 1,5 milioni: questo quanto hanno scoperto gli investigatori delle fiamme gialle di Treviso che hanno concluso le indagini nei confronti dell’associazione a delinquere (composta da sette persone), con base operativa nel trevigiano, specializzata nel commercio di autoveicoli usati di provenienza comunitaria, ricostruendo integralmente la frode e confermando le ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato e di falso ideologico.

Gli accertamenti e le testimonianze hanno peraltro consentito di portare alla luce il coinvolgimento di un’agenzia di pratiche auto, sempre con sede in provincia di Treviso, che ha assistito gli indagati nelle operazioni di immatricolazione dei veicoli, con la consapevolezza che l’Iva non era stata versata all’estero. Alle sette persone coinvolte nella frode (due italiani, quattro rumeni e un albanese) è stato notificato, nei giorni scorsi, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Tra loro anche una donna romena di 33 anni, residente a Paese, il boss della banda.

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Le attività investigative sono state caratterizzate da un approccio trasversale, che ha consentito di aggredire sotto diversi profili il meccanismo fraudolento individuato: oltre che sul piano penale, infatti, le transazioni commerciali ricostruite sono state utilizzate per quantificare il reddito sottratto a tassazione da parte delle concessionarie e per contestare le violazioni alla normativa sulla circolazione del contante.

Le verifiche fiscali svolte nei confronti delle tre concessionarie hanno quindi permesso di ricostruire il giro d’affari dell’evasione e di denunciare gli amministratori per i reati di dichiarazione infedele e omessa dichiarazione; sotto il profilo valutario, invece, sono state contestate 64 violazioni a clienti e venditori, responsabili di aver pagato le autovetture in contanti oltre la soglia stabilita, con sanzioni che potranno arrivare fino a un massimo di 4.867.000 euro. L’operazione svolta dalla Guardia di Finanza di Treviso ha consentito non solo di reprimere una frode ai danni dello Stato, attiva da anni, ma anche di contrastare l’evasione fiscale e l’utilizzo di modalità di pagamento non tracciabili, a tutela del mercato, della concorrenza e degli operatori onesti.

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