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Cronaca

Quadri falsi di Francis Bacon: Finanza e Carabinieri scoprono 'giro' di 500 opere contraffatte

Cinque misure cautelari e sette indagati: volevano accreditare le 'croste' nel mercato internazionale. Scoperto anche un sistema di autoriciclaggio con triangolazioni tra Regno Unito, Spagna e Polonia

Un totale di 500 opere, "facenti parte dell'intera collezione italiana". Per questo e per altre accuse sono stati colpiti da una ordinanza di custodia cinque dei sette indagati per l'operazione The Italian job, coordinata dal Pm Gustapane e portata avanti dagli sforzi congiunti di Carabinieri del nucleo Tpc e Finanza bolognesi. 

In tutto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro, beni e altre utilità vale oltre tre milioni di euro. Le accuse vanno dalla "associazione a delinquere finalizzata a consumare una serie indeterminata di delitti contro l'integrità delle opere d'arte, nello specifico la detenzione per il commercio, autenticazione e messa in circolazione di opere d'arte false, e contro il patrimonio, in particolare truffa e autoriciclaggio".

Nata nel maggio 2018 come filone investigativo di un'altra indagine nel mondo dei mercanti d'arte, tra marzo e maggio dello scorso anno a Bologna e Treviso sono state trovate altre 13 opere, sempre attribuite a Francis Bacon. gli accertamenti tecnici disposti dall'Autorità giudiziaria sulle opere sequestrate hanno permesso di "determinare la loro non autenticità e, di conseguenza, la falsità anche delle oltre 500 opere facenti parte dell'intera collezione italiana".

Nelle carte il Gip spiega come "il sodalizio, nell'intento di ostacolare l'identificazione della provenienza illecita delle somme, si serviva di una società con sede nel Regno unito dove venivano convogliate e reimpiegate le provviste per poi redistribuirle, una volta 'ripulite', ai vari indagati, direttamente o attraverso imprese nazionali ed estere con sede in Spagna e Polonia". 

Lo scopo finale sarebbe stato quello di "accreditare i disegni nel mercato dell'arte attraverso prestigiose esposizioni nazionali e internazionali, cataloghi, siti internet, fondazioni e società di diritto estero, in modo da accrescerne la quotazione per poi rivenderli in maniera fraudolenta e a caro prezzo a ignari acquirenti". Il gip parla infatti, nel provvedimento, di "un arsenale di fraudolenze predisposto ad arte", tra cui "l'attribuzione delle opere esposte a un corpus unitario derivante da un lascito del maestro".

Le indagini hanno così condotto al sequestro impeditivo dell'intera collezione e al sequestro preventivo finalizzato alla confisca -sia diretta, per 1,8 milioni di euro circa, quale profitto del reato di truffa, sia per equivalente- di denaro, beni e altre utilità fino al valore di 1,4 milioni di euro circa, quale profitto del reato di autoriciclaggio. Complessivamente, l'esecuzione del provvedimento ha richiesto l'impiego di oltre 60 militari della Guardia di finanza e dei Carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale tra le province di Bologna, Padova, Milano e Treviso.

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