Bambino conteso, dopo sei anni torna a casa dal padre
Il 25 settembre scorso il piccolo, che oggi ha 9 anni e che è stato sottratto dalla madre quando aveva poco più di un anno, è tornato a casa dal papà, un 45enne che vive nel trevigiano ed era ricorso fino alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo per poterlo rivedere
Nell'ottobre del 2021 la svolta probabilmente finale a questa tristissima storia: con un blitz delle forze dell'ordine il bambino, che al tempo aveva solo sette anni e che la mamma aveva "sequestrato" da quando aveva poco più di un anno privando sostanzialmente il padre di ogni diritto, viene preso in consegna su disposizione del tribunale dei minori di Roma che aveva preso, ben otto mesi prima, la decisione di affidarlo ai servizi sociali della capitale. Il papà, che in questi lunghi sette anni non aveva mai smesso di combattere arrivando fino alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - che aveva condannato l'Italia per le ineguatezze nella gestione del caso - alla fine ha avuto ragione. Fabio (nome di fantasia) dal 25 settembre è uscito dalla casa famiglia dove era stato messo ed è tornato a vivere con il 45enne, residente nella Marca. La madre, condannata in via definitiva a 1 anno e sei mesi di reclusione per sottrazione di minore, si è vista anche togliere la potestà genitoriale e, a Roma, deve affrontare un secondo processo in cui, insieme ai genitori, è accusata di maltrattamenti nei confronti del piccolo.
La storia, davvero penosa, riguarda una coppia, lui trevigiano e lei romana, nella quale scocca la scintilla dell'amore nel 2013. La relazione dura poco più di un anno ma dall'unione nasce un bambino. «Ci siamo conosciuti tramite un sito a maggio 2013 - spiega l'uomo - e lei è rimasta subito incinta. Ad agosto è venuta a vivere da me. A febbraio è nato il bambino. A luglio, dopo una lite all’autosalone dove stavamo scegliendo una macchina nuova, è tornata a casa in taxi ed è andata a vivere col bambino dai genitori». Un ruolo, quello dei due suoceri, che non sarebbe stato secondario: «Loro - continua il 45enne - non erano contenti che la figlia fosse rimasta incinta, avrebbero preferito che continuasse a fare carriera nel mondo della musica. Inoltre insistevano che dovevo sposarla, ma io spiegavo loro che erano decisioni che spettavano a noi».
Nel 2015 la donna sarebbe fuggita dalla sua abitazione con il figlioletto accusando l'uomo, in via del tutto strumentale come riporta la sentenza di primo grado nel processo per sottrazione emessa a Treviso, di maltrattamenti. Il tribunale dei minori di Venezia prima e poi anche quello capitolino decidono per un affidamento ai servizi sociali e, vista l'alta tensione che esiste fra i genitori, dispongono che Fabio li veda entrambi e insieme, in modo tale da consentire al minore (che soffre di una forma di epilessia, userebbe ancora il pannolino e che al tempo non sarebbe stato capace né di lavarsi, né di mangiare da solo senza essere imboccato) di coltivare rapporti con entrambi.
Ma lei viola le disposizioni. E' il 2020 quando scappa nuovamente trovando rifugio in un villino nei pressi di Viterbo. Avrebbe peraltro impedito a Fabio di frequentare la scuola facendolo partecipare solo a delle lezioni con la didattica a distanza. E il padre, per oltre un anno, scompare dalla vita del bambino. Fino alla drammatica azione della polizia.
«Mio figlio adesso sta bene - ha detto il 45enne a TrevisoToday - è sereno e si sta ambientando nella scuola, in cui ha fatto anche la conoscenza dei compagni di classe. Spero proprio che questa vicenda, dolorosa per me ma scioccante per Fabio, possa finalmente dirsi finita».