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Cronaca

Bomba al supermercato Pam, l'attentatore condannato a 3 anni e 8 mesi

Al processo in abbreviato contro Enrico Sorarù, 56enne bellunese, l'accusa aveva chiesto 12 anni di reclusione. Il rito ha permesso all'imputato di godere dello sconto di un terzo della pena

Enrico Sorarù, il 56enne bellunese senza fissa dimora responsabile dell'attentato dinamitardo al supermercato Pam di Treviso avvenuto l'8 novembre del 2020, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione. Questo l'esito del processo, in abbreviato, tenutosi oggi, martedì 30 marzo, di fronte al gup Piera De Stefani. Il pubblico ministero Massimo Zampicini aveva chiesto 12 anni. Sorarù doveva rispondere dei reati di tentata strage, porto di ordigno esplosivo e danneggiamento aggravato.

Secondo le indagini a spingere l'attentatore ad agire non sarebbero stati fini politici ma uno spirito di vendetta proprio nei confronti della direzione del market che l'aveva denunciato per alcuni furti commessi proprio ai danni del supermercato trevigiano. Per questi e altri reati contro il patrimonio, Sorarù aveva scontato una condanna ad un anno e nove mesi di carcere. Prima dell'attentato aveva avuto violenti diverbi e discussioni con il direttore del supermercato.

Sorarù fu trovato a Nervesa della Battaglia nel garage di un amico, Primo Possamai, il 53enne del posto, lo stesso che l’8 novembre 2018 aveva patteggiato due anni e dieci mesi per essere stato l’esecutore materiale di un attentato esplosivo nei confronti di un imprenditore di Monfumo, Simone Rech. Possamai ha chiuso però i conti con la giustizia e con la vicenda della bomba al Pam non c’entra nulla.

«Ho trovato quella bomba nascosta ai giardini di S.Andrea, che si trovano vicino al supermercato - ha detto Sorarù, che era difeso dall'avvocato Giuseppe Muzzupappa - l'ho fatta vedere a uno che si intende di queste cose e mi ha detto che era pericolosa e di sbarazzarmene. Non ho chiamato i carabinieri perché con i miei precedenti non mi avrebbero creduto. L'ho messa davanti al Pam ma prima mi sono accertato che non ci fosse nessuno. Stavo andandomene quando però è deflagrata. Non era assolutamente un ordigno messo per vendicarmi del direttore del supermercato».

La difesa, nella sua requisitoria, ha sottolineato come non vi sia nessun collegamento con la criminalità organizzata e che i precedenti specifici del 56enne risalgano a fatti molto in là nel tempo. «Valuteremo se fare o meno appello - ha detto l'avvocato Muzzupappa - in ogni caso la sentenza di oggi ci soddisfa pienamente». 
 

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