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Martedì, 5 Dicembre 2023
Cronaca Borso del Grappa

«Sono cartelle pazze» ma si intasca i soldi delle tasse: commercialista a processo

E' di approriazione indebita che deve rispondere una donna, consulente fiscale residente a Borso del Grappa, che si sarebbe trattenuta oltre 50 mila euro di imposte, non versate, di un ignaro cliente

«E tutto a posto, si tratta di cartelle esattoriali pazze. Non li hai letti i giornali?» In realtà le contestazioni di Equitalia, relative a tasse pagate, erano tutte vere. Così si è ritrovato a dover pagare oltre 40 mila euro, scontando more e sanzioni che erano state "abbonate" da un provvedimento legislativo. La brutta avventura è capitata a un residente a Borso del Grappa "fregato" dalla sua commercialista, C.F., una 65enne anche lei residente a Borso, ora a processo per appropriazione indebita. Secondo la Procura di Treviso la donna, che era una commercialista, si sarebbe tenuta per sé il denaro versato dal cliente fino a quando sono cominciate ad arrivare le raccomandate che chiedevano il saldo di quanto non era stato versato.

La vicenda in realtà sarebbe cominciata già nel 1997 quando l'uomo aveva deciso di aprire una attività in proprio per la vendita diretta. C.F., che era anche una amica, gli avrebbe tenuto la contabilità viziata però dal fatto che la 65enne non avrebbe versato neppure un centesimo di quanto lui le avrebbe dato sotto forma di pagamento delle imposte, trattenendolo per sé. All'arrivo delle lettere di Equitalia la donna avrebbe trovato delle scuse, relative all'invio di cartelle "pazze" che non avevano però attinenza ai vari casi e avrebbe fornito lettere, ovviamente fasulle, relative allo scarico delle pendenze.

 Nel 2008, quando all'uomo venne pignorato la casa per i debiti con l'Erario, C.F. avrebbe risposto con tono rassicurante, dicendo che tutto si sarebbe sistemato una volta preso atto dell'errore. Ma otto anni dopo, nel 2016, l'uomo avrebbe cercato di aprire un conto in banca ricevendo però il diniego dell'istituto bancario in quanto la sua casa risultava ancora ipotecata. Così, per vederci chiaro, l'ignaro cliente della commercialista fa fare un controllo all'Agenzia delle Entrate, da cui emerge che i documenti forniti dalla donna, tutti vidimati con il timbro di Equitalia, sarebbero in realtà dei falsi.

Dal 2011 al 2016 (per gli anni precedenti è scattata la prescizione) la commercialista (difesa dall'avvocato Jacopo Stefani) si sarebbe appropriata di circa 55 mila euro, che il poveretto si è ritrovato a pagare, ovviamente a rate. 

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