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Cronaca San Biagio di Callalta

Andrea, morto il mattino di Pasqua nel Bacchiglione: aperto un fascicolo in procura

Buosi aveva 47 anni e conviveva con la fidanzata. Lavorava alla Zorzi Inox di Rustega di Camposampiero. La famiglia non si dà pace e chiede chiarezza

Andrea Buosi aveva 47 anni e lavorava alla Zorzi Inox di Rustega di Camposampiero. Viveva con la fidanzata a Padova ma era originario di Treviso, in particolare di San Biagio di Callalta. Una persona buona come il pane, viene descritto. È morto la mattina di Pasqua sul ponte Sabbionari. E ora la famiglia chiede spiegazioni.

Il fatto

Buosi la mattina di Pasqua è partito dalla sua casa in via Crescini per fare un giro in bicicletta. Una bici che aveva portato da Treviso ed era ferma da tre anni. L'aveva sistemata pochi giorni prima: il 17 marzo aveva avuto un incidente, si era scontrato in auto contro un platano e aveva dovuto trascorrere un mese a casa. Ma lungo il ponte Sabbionari il manubrio della bici, secondo le prime ricostruzioni, si è incastrato nel parapetto e Buosi è stato sbalzato via. Caduto nel Bacchiglione, è morto. Il pubblico ministero Benedetto Roberti ha aperto un fascicolo.

Chi era

Buosi viveva con Mihaila, la sua fidanzata da dieci anni. Vivevano in un appartamento in via Crescini, le piante di limoni e arance appena comprate nel giardino. «Era una persona buona come il pane, un gran lavoratore – sussura Ionut Gheorghita, il cognato di Buosi – Troppe cose non tornano, vogliamo capire cos’è successo ad Andrea. Quel parapetto è basso e pericoloso, non so se sia a norma. Non sappiamo niente della dinamica, ci hanno detto che il manubrio si è incastrato ma come ha potuto sbandare così? Forse un’auto gli è passata troppo vicina. Vogliamo capire, non riesco a credere che abbia perso autonomamente il controllo della bici». La fidanzata nel giorno di Pasquetta è andata a San Biagio di Callalta, dove vivono i genitori di Buosi. Quel giorno di Pasqua lei lo aspettava per uscire tutti insieme a pranzo. E invece non è più tornato. Il cognato è andato a cercarlo: «Abbiamo provato a chiamarlo ma niente. Così sono andato a cercarlo, all’inizio pensavamo che la caviglia gli avesse dato dei problemi, dopo l’incidente di marzo non era ancora completamente guarito. Ho visto la polizia sull'argine e il lenzuolo bianco, mi sono avvicinato ma non ho visto chi era – continua – Poi sono passato sul ponte. Ho visto il sangue e a terra c’era un accendino. L’ho riconosciuto subito. Era il suo». Sul ponte, dove prima c'era il sangue, sono stati sistemati fiori e candele.

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