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Carcere, nuovi disordini: agenti intervengono in assetto anti-sommossa

Dopo le tensioni di martedì sera sono continuati anche mercoledì 13 aprile gli scontri nel penitenziario minorile di Santa Bona. I poliziotti hanno riportato la situazione alla normalità ma si sono udite urla. A scatenare la rivolta sarebbe stato un pretesto: la carne di maiale servita ad alcuni detenuti musulmani

Ore di altissima tensione per il carcere minorile di Santa Bona a Treviso. Martedì sera una decina di giovani detenuti si sono barricati all'interno dell'ala ovest dell'istituto distruggendo i suppellettili e incendiando alcuni materassi scatenando un principio d'incendio visibile in tutto il quartiere. Martedì sera a scatenare la rivolta sarebbero stati alcuni giovani di fede musulmana, 11 in tutto: protestavano, sostiene il sindacato di polizia Sappe, perchè sarebbe stato servita loro della carne di maiale. «E' pretestuoso, il direttore del carcere è vicino al personale e ai ragazzi detenuti: la verità è che degli ultra21enni non possono stare in carcere con dei ragazzi che poi prendono il loro esempio. Ad ogni modo il Ramadan e la carne di maiale sono solo dei pretesti».

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Mercoledì mattina, 13 aprile, le tensioni sono continuate. Urla e disordini si sono sentiti chiaramente anche all'esterno del penitenziario, come testimoniano le immagini del video. Sul posto l'intervento degli agenti di polizia penitenziaria in assetto anti-sommossa. "A terra, non ti girare!" le urla arrivate dal penitenziario. Le guardie armate, schierate anche sul tetto del carcere, sono riuscite a riportare per il momento la situazione alla normalità ma l'attenzione intorno al penitenziario resta altissima. Nel pomeriggio alcuni tra i protagonisti della rivolta sono stati trasferiti in pullman.

«La situazione è ormai ingestibile - spiega Marta Casarin - Finora ha retto solo grazie alla professionalità e all'impegno dei lavoratori e delle lavoratrici, cronicamente sottorganico in area pedagogica e con evidenti margini di miglioramento per quanto riguarda la sorveglianza e la sicurezza. Solo negli ultimi due anni l’abbiamo detto e ridetto e chiesto in ogni sede: alla casa circondariale di Santa Bona è più che mai necessario un investimento in termini di personale pedagogico allo scopo di rieducare i minori, consolidare progettualità in ambito scolastico e permettere loro di essere reinseriti nella comunità. Solo così si prevengono rivolte come quella di martedì sera che rappresentano un chiaro segnale di malessere tra i detenuti dell'istituto. Dopo decenni di lavoro educativo svolti dall’IPM di Treviso nel costruire progetti di rilievo nazionale proprio a livello scolastico, socio-sanitario e con il Terzo settore - conclude Casarin - la scarsa attenzione per l’esiguo personale in organico che, di fronte a questa difficile condizione non può far più nulla, determina delle falle nel sistema educativo dentro le quali si possono drammaticamente determinare anche tali rovinose manifestazioni di disagio e rabbia, non più gestite».

«Preoccupa quanto è successo all’interno della casa circondariale per minori a Treviso – dichiara Giovanni Zorzi, segretario provinciale PD Treviso – è urgente chiarire bene e presto la dinamica di questa protesta. Mi auguro che la direzione del carcere faccia chiarezza perché bisogna evitare che si ripetano situazioni, come quelle vissute in queste ultime 48 ore, che mettano a rischio la sicurezza di chi lavora all’interno della struttura. È altrettanto urgente capire cosa abbia portato i detenuti a manifestare in questo modo il loro disagio. Garantire condizioni di dignità a chi è costretto a vivere in queste strutture vuol dire anche garantire la sicurezza di chi ci lavora”. Conclude Zorzi: “I gravi episodi accaduti in queste ore rimettono al centro dell’attenzione le problematiche, spesso sottovalutate nel nostro territorio, di un istituto come quello carcerario, a cominciare dalla grave carenza di personale che si riflette poi in una maggiore difficoltà ad assicurare il reinserimento sociale del detenuto, cosa ancora più grave se parliamo di detenuti minorenni».

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