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Cronaca

Sanità, nella Marca mancano ginecologi e ortopedici

Tra pochi anni la schiera di medici che opera negli ospedali della Provincia andrà in pensione. Ma mancano giovani leve che li sostituiscano

Nella Provincia trevigiana mancano medici. Per Ginecologia e Ortopedia, in particolare, si può parlare di una vera e propria emergenza.

I dati parlano chiaro. Il 60 per cento dei camici bianchi dell'Usl 9 ha superato i 50 anni: 519 medici hanno un'età compresa tra i 50 e i 59 anni, mentre 143 hanno più di 60 anni. Solo 189 di loro ha meno di 40 anni e 260 rientrano nella fascia dei 40-49 anni.

Un problema tutto italiano, quello della mancanza di giovani leve nei reparti ospedalieri, che rischiano di svuotarsi una volta andati in pensione i medici ora in servizio. Se ora il rapporto è di 3,7 medici ogni mille abitanti, entro pochi anni si rischia di scendere drasticamente a due ogni mille.

Bisogna andare agli anni Ottanta, per trovare le ragioni di questa situazione. I medici che ora hanno tra i 50 e i 60 anni, infatti, hanno frequentato l'università negli anni del boom di accessi alla Facoltà di Medicina e hanno goduto, negli anni Ottanta, della riforma sanitaria e dell'ampliamento di servizi e occupazione nel sistema sanitario nazionale. Sistema che si è presto saturato.

Alla mancanza di posti disponibili, negli anni, si sono aggiunti l'accesso a numero chiuso alle Facoltà di Medicina e l'ulteriore scrematura in fase di specializzazione, che hanno scoraggiato le giovani generazioni a intraprendere la carriera di medici. Perciò sarà difficile rimpiazzare completamente la folta schiera di camici bianchi alla soglia della pensione, soprattutto considerando il fatto che gli studi di Medicina durano almeno dieci anni.

"Forse la riforma Monti, con l’allungamento dell’età pensionabile ha dato un po’ di fiato – spiega  Claudio Dario, direttore generale dell’Usl 9 – Ma il problema va affrontato al più presto, altrimenti entriamo in uno stato di emergenza. Due i pericoli: la caduta del livello di servizio e il carico di lavoro concentrato su pochi lavoratori, con inevitabili ripercussioni sull’assistenza".

I reparti più a rischio sono Ginecologia e Ortopedia, specializzazioni considerate dagli studenti difficili e cariche di responsabilità; ma anche per quanto riguarda i medici di base e i pediatri di libera scelta la prospettiva non è rosea: ben l’87 per cento dei professionisti ha varcato i 50 anni.

"Va cambiato modello organizzativo – osserva Dario – Bisogna affidare certe mansioni non più a medici ma a tecnici o infermieri, ormai sono tutti laureati. Ad esempio le ecografie. È su questo che dovremo puntare e in fretta, per non farci cogliere impreparati quando il problema scoppierà".

E per quanto riguarda gli studenti, il direttore dell'Usl 9 dichiara: "Fra qualche tempo ci saranno grandi opportunità per chi sceglie queste professioni. Chi si laurea in questi anni trova medici esperti con cui collaborare, e una prateria davanti a sé".

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