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Giovedì, 18 Aprile 2024

Estorsione e fatture false, operazione contro la 'Ndrangheta: due arresti a Castelfranco

Indagine dei carabinieri e della Guardia di Finanza di Bergamo. Raffica di perquisizioni. In carcere o ai domiciliari sono finiti 33 indagati. Sequestrati beni finalizzati alla confisca, anche per equivalente, per oltre 6,5 milioni di euro

C'è anche la provincia di Treviso tra i territori coinvolti nell'indagine condotta dai militari del Comando Provinciale Carabinieri e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo hanno eseguito un’ordinanza che dispone misure cautelari personali, emessa dal Gip del Tribunale di Brescia, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura bresciana, nei confronti di oltre 30 persone ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere, con l’aggravante di aver agevolato le attività di una nota cosca ‘ndranghetistica del crotonese, in relazione a condotte di usura, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento, nonché reati tributari e fallimentari.

Il provvedimento dispone la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari nei confronti di 33 indagati, nonché il sequestro finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di oltre 6,5 milioni di euro. Sono state eseguite decine di perquisizioni in dodici province tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Umbria, Sardegna, Basilicata e Calabria. Tra i territori coinvolti c'è anche la provincia di Treviso, in particolare Castelfranco Veneto dove sono stati eseguiti due arresti tra cui quello di un uomo di circa 60 anni, calabrese, ora ai domiciliari. Il suo ruolo nell'organizzazione sarebbe stato quello di prestanome. L'altro provvedimento in Veneto è stato eseguito a Rovigo.

L’operazione si inserisce in una complessa attività d’indagine, coordinata dalla DDA della Procura di Brescia e originariamente svolta dai Carabinieri di Bergamo in relazione a condotte estorsive che sarebbero state poste in essere nella bergamasca da alcune persone collegate a ‘ndrine calabresi, il cui sviluppo ha portato, a seguito del coinvolgimento anche della Guardia di Finanza per la definizione degli accertamenti di natura economico-finanziaria, alla ricostruzione di un giro di fatture false per oltre 20 milioni di euro. Questo sarebbe stato realizzato dal sodalizio mediante almeno 7 società “cartiere”, intestate a prestanome o ad imprenditori compiacenti e con sedi in Lombardia, Umbria e Calabria, al fine di riciclare i proventi delle attività delittuose del clan ‘ndranghetista della famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto.

Le indagini hanno altresì consentito di delineare, in ipotesi accusatoria, il ruolo di taluni professionisti contabili, i quali - attraverso la propria opera di consulenza – sono indiziati di avere ideato e attuato modelli seriali di evasione fiscale a beneficio delle società riconducibili al sodalizio criminale. Sarebbe anche emersa, a latere, la compiacenza di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, destinatario di misura cautelare personale per l’ipotesi di corruzione, il quale - a fronte di sistematici compensi – è indiziato di essersi reso disponibile ad agevolare l’erogazione di alcuni servizi di natura fiscale richiesti da uno dei citati professionisti.

Le attività investigative, svolte anche attraverso un costante monitoraggio degli spostamenti e degli incontri sul territorio dei diversi soggetti coinvolti, hanno permesso inoltre di far emergere riscontri circa condotte usurarie denunciate da alcuni imprenditori in difficoltà.

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