rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Castelfranco Veneto

Guerra a colpi di insinuazioni su Facebook, 62enne finisce a processo

Carlo Dorella, castellano, deve rispondere di diffamazione nei confronti della responsabile di un'altra pagine della città. L'uomo aveva ricevuto un decreto penale di condanna, a cui si era però opposto

Sembrava essere finita con un decreto penale di seicento euro la "guerra" dei gruppi social di Castelfranco Veneto, da una parte il "Sei di Castelfranco se puoi dire la tua..." e dall'altra "L'Ora di Castelfranco Veneto", con Carlo Dorella, amministratore e fondatore della seconda pagina Facebook, condannato nel 2018 dal gup Angelo Mascolo per diffamazione nei confronti dell'amministratrice del primo, Manuela Campagnolo. Ma l'uomo, un 62enne, ha deciso di fare ricorso e così si è arrivati al processo, davanti al giudice Umberto Donà.

I battibecchi avevano avuto inizio nel 2015. Dorella, già fondatore di "Sei di Castelfranco se...", diventato, dopo un'azione di hackeraggio con furto di foto, "Sei di Castelfranco se ... 2016" e poi "Sei di Castelfranco se ... Nuovo" se l'era presa con la Campagnolo, negoziante di abbigliamento intimo.  «Ho fondato il gruppo Facebook - spiega la negoziante - per far esprimere i castellani. Nei mesi successivi e, senza apparente motivo, sono iniziati i commenti di dubbio gusto dell'amministratore di Sei di Castelfranco se.. che ha iniziato a contestare il mio gruppo». Ma, secondo la donna, i post furbetti avrebbero avuto un'escalation dopo l'episodio di hackeraggio. «Hanno iniziato a offendermi - spiega - sfruttando la mia attività commerciale di intimo».

Una ragione in realtà pare ci fosse ed era la confusione creata dai nomi delle pagine, tanto simili da essere confuse. E poi anche le diverse appartenenze politiche, Dorella schierato a destra, la Campagnolo invece dall'altra parte della barricata. Secondo la negoziante l'attacco sarebbe continuato da "L'ora di Castelfranco". «Lì appaiono post - precisa - diffamatori nei miei confronti. Spicca un "ha la luce attaccata al palo dove fa lap dance" riferendosi a casa mia. E un poi un "la casetta è circondata da degli alberi di zoccole" riferendosi al mio giardino. Ma anche un "ghe pensa a sioretta ... a commentare tra magliette e mutande" e un inequivoabile "affitta in nero". Ed è stato troppo». 

Avvertita da alcuni amici Manuela chiede aiuto all'avvocato Paola Miotti (che, costituitasi come parte civile, la difende) e invia una lettera a Dorella: «Basta - gli scrive - con le parole diffamatorie sul tuo gruppo Facebook. Mettiamoci una pietra sopra». Immediata la replica, attraverso una lettera dell'avvocato Silvia Bonetti (difensore invece dell'imputato) che non contestava chi fosse l'autore dei post ma affermava che non erano offensivi.

Invece della fine è un nuovo inizio di scaramucce. Un giorno Manuela incontra Carlo in centro a Castelfranco e tra i due sono nuove scintille. «Poi - dice la parte offesa - un nuovo post offensivo nel quale appariva il nomignolo con il quale sono conosciuta a Castelfranco». A quel punto Manuela denuncia l'amministratore del sito Facebook perché «i commenti offensivi mi hanno costretta a limitare gli accessi sul social ma soprattutto una sofferenza psicologica». 

Oltre all'opposizione al decreto penale ci sarebbero state azioni civili da parte di Dorella, tutte respinte. Il 23 settembre il processo arriverà a sentenza, ma sembra solo l'inizio di "querelle" infinita.
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Guerra a colpi di insinuazioni su Facebook, 62enne finisce a processo

TrevisoToday è in caricamento