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Cronaca Castelfranco Veneto

Violenza privata e lesioni, assolto ex candidato sindaco dei 5 Stelle

Andrea Bambace, 51enne, che era stato anche capogruppo dei grillini a Castelfranco Veneto, è stato prosciolto nel processo che lo vedeva sul banco degli accusati per una vicenda legata a dissidi familiari

Assolto dal'accusa di violenza privata, mentre per il reato di lesioni è stata dichiarata la improcedibilità per il ritiro della querela. E' finito così oggi martedì 7 dicembre, il processo ad Andrea Bambace, 51enne ex candidato sindaco e capogruppo del Movimento 5 Stelle a Castelfranco Veneto. L'uomo, difeso dall'avvocato Marco Furlan, è stato dichiarato non colpevole perché il fatto "non sussiste".

Arriva quindi all'epilogo il procedimento, iniziato nel 2019, che vedeva Bambace imputato per una vicenda legata a dissidi familiari, nati per questioni economiche, che avrebbero compromesso i rapporti con la sorella, una 61 anni che si era anche costituita parte civile, tanto da spingerlo ad aggredirla e picchiarla quando questa si era presentata a casa della anziana madre.

Era stata proprio lei a denunciarlo, al termine di una violenta lite che si sarebbe consumata nell’abitazione della madre a Castelfranco Veneto, nel marzo del 2016. Da tempo i rapporti tra i due sarebbero stati difficili, a causa delle accuse che il consigliere comunale, nonché insegnate all’Itis castellano, muove alla sorella che, a suo dire, si sarebbe appropriata di alcune somme di denaro appartenute alla loro madre. Quel giorno, la donna era andata a casa dell’anziana per controllare le sue condizioni, essendo la donna ormai non più autosufficiente e bisognosa di cure continue. Mentre era lì, nell’abitazione era arrivato anche il fratello che si era subito innervosito per la sua presenza: «Cosa ci fai qui?» le avrebbe urlato, insultandola con epiteti quali «ladra» e «disonesta». La donna avrebbe replicato con pacatezza, sperando che il fratello si calmasse, ma la sua reazione era stata quella di un’escalation di violenza e rabbia: «Come osi presentarti qui? Sono già finiti i soldi che hai rubato nel 2008? Te la farò pagare. Io ti faccio finire in galera. Ladra e disonesta».

La 61enne, secondo quanto ha raccontato nella sua denuncia, avrebbe quindi provato a stemperare i toni, ma di fronte al fratello sempre più arrabbiato si era spaventata e aveva preso dalla borsa il telefono cellulare per chiedere aiuto. In un attimo però il 49enne l’avrebbe strappato con violenza dalle mani di lei, strattonandole un braccio e scappando in un’altra stanza della casa, dove si sarebbe messo a controllare nella memoria, cancellando una serie di messaggi che lui stesso le aveva inviato, pieni zeppi di insulti per le solite questioni economiche. Poco dopo sarebbe tornato da lei e le avrebbe restituito il telefono, continuando a insultarla: «Sei una p….. Non sai neppure educare tua figlia che infatti si è presa, senza diritto, i regali della nonna». I toni sono diventati sempre più nervosi tanto da spaventare la 61enne che, temendo una reazione ancora più violenta, si era messa a riprendere il fratello con lo smartphone. È a quel punto che Bambace l’avrebbe nuovamente aggredita, stringendole ancora con forza un braccio e la mano con la quale teneva il telefono per sottrarglielo e provocandole un forte dolore. Si sarebbe quindi chiuso in bagno per cancellare il video appena registrato dal cellulare della sorella. Appena riavuto il suo telefono, la donna era scappata via.

Ma lui è riuscito a dimostrare a processo che in realtà non le avrebbe mai sottratto il cellulare, come peraltro confermato dalla figlia della donna, che ha riferito come la madre, al telefono con lei, avesse detto che Bambace aveva tentato di prenderle l'apparecchio prima però di restituirlo subito. E la compagna dell'ex esponente politico ha confermato come lui l'avesse contattata al cellulare, temendo che la cosa potesse prendere una brutta piega, e di averlo sentito urlare e imprecare contro la sorella ma di non averle mai rubato il telefono. Venendo mano l'accusa di violenza privata é scemata anche quella di lesioni, per la quale sarebbe servita la querela, che però la donna aveva ritirato all'esito di un procedimento civile.   

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