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Cronaca Castelfranco Veneto

Una "bomba ecologica" alla Fervet di Castelfranco: un appello per la bonifica

Lettera aperta di un gruppo di cittadini residenti: "Siamo stanchi di questa situazione di stallo. L'area è in stato di abbandono da anni. Chiediamo chiarezza sulle modalità di bonifica per il risanamento completo di questo sito industriale in cui veniva fatto largo uso di materiali inquinanti"

CASTELFRANCO VENETO Tornerà all’asta per la sesta volta il 10 aprile la Fervet, storica azienda ai piedi del cavalcavia di borgo Padova, che ha iniziato l'attività nei primi anni del 900 nel settore della manutenzione e costruzione di carrozze ferroviarie. L’area si sviluppa su circa 92.000 mq, con una superficie a capannoni di circa 40.000 mq e il prezzo sembra interessante perché la base d’asta è di un milione e mezzo di euro. Dopo la cessazione dell’attività nel 2011, l’area è in totale stato di abbandono. La possibilità di acquisire il complesso per un prezzo conveniente potrebbe interessare molti operatori se non fosse per le problematiche e le difficoltà  legate al recupero dell'area e dei fabbricati.

Tra queste il problema della bonifica sembra essere quello che più pone problemi di definizione: l'attività industriale si è sviluppata per circa un secolo, trattando materiali inquinanti quali l'amianto, idrocarburi e vernici, in un periodo in cui non si conosceva la pericolosità di certe sostanze, complice anche l’assenza della sensibilità ambientale che solo negli ultimi anni si è sviluppata. Il problema della bonifica ha quindi un ruolo rilevante per la riqualificazione dell'area e la definizione dei costi conseguenti, che per gli operatori economici sono ad oggi inquantificabili, scoraggiando gli acquirenti. Il problema è stato confermato dai sondaggi effettuati dal curatore fallimentare per arrivare alla stima dell'area.

“Dalle analisi effettuate è infatti emersa la presenza in alcune zone di sostanze inquinanti, ma ad oggi i sondaggi sono stati effettuati solo in alcuni punti, quindi una seria campagna di caratterizzazione ambientale dovrà richiedere una rilevante quantità di campionamenti che, vista l'estensione dell'area interessata, potrà avere costi sicuramente rilevanti e non del tutto definibili ex ante. Poiché il piano delle analisi dovrà essere continuamente aggiornato e adattato alle situazioni che si andranno a trovare, i costi potrebbero anche subire notevoli incrementi” ci hanno spiegato i tecnici.

Lo stesso concetto si ripresenta quando, caratterizzata l'area, si dovrà provvedere alla bonifica. Anche in questo caso tempi e costi non sono, ad oggi, prevedibili, perché tali operazioni sono programmate ed eventualmente aggiornate di volta in volta a seconda di quanto viene trovato. “Potrà succedere che uno scavo di bonifica programmato per una area definita, non porti alla totale rimozione del rifiuto, ma imponga di estendere l'intervento alle aree circostanti fino a che non si trovi terreno non compromesso”, ci hanno spiegato i tecnici. “I costi di indagine-bonifica, pertanto, non sono ad oggi stimabili: potrebbero facilmente andare da tre milioni di euro in su”.

Anche interventi di minima, quali il riuso dei fabbricati esistenti per attività compatibili, è gravato dalle stesse problematiche. In questi casi, gli inevitabili scavi, sia pur ridotti, per  impianti a servizio delle aziende che si vogliano insediare (si pensi solo alla necessità di allacciarsi in modo corretto alla fognatura generale) devono rispondere alla normativa ambientale e richiedere, se necessario, interventi mirati di bonifica con le implicazioni che sono state sopra esposte.

Altra criticità per eventuali lavori di recupero è la viabilità di accesso all'area. Attualmente questa è servita da una strada che si innesta nella parte sud del cavalcavia, incrocio che risulta molto critico specie per quanto riguarda l'uscita nella statale. “Tale situazione poteva essere tollerata 50 anni fa visto il traffico relativo di allora; oggi risulta difficile pensare a mantenere questo incrocio visto il traffico che può essere prevedibile dal riuso funzionale anche di solo parte dell'area”, ci hanno spiegato gli urbanisti. L'operatore che intende farsi parte attiva dovrà, per forza, trovare una soluzione di viabilità (ingresso/uscita dalle strade di grande traffico) consona al volume di traffico che sarà generato dai nuovi programmi di sviluppo dell'area FERVET.

Lettera di un gruppo di cittadini residenti a Castelfranco Veneto nei pressi della Fervet

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