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Cronaca Castelfranco Veneto

Attacchi su Facebook all'ospedale di Castelfranco, 57enne a processo per diffamazione

Nell'agosto 2018 aveva pubblicato sulla sua pagina una foto in cui veniva ritratto mentre dormiva a terra, in una stanza del nosocomio, mentre assistiva la madre malata. Il giudice ha rigettato la richiesta di archiviazione

Si era messo a dormire su un sacco a pelo steso a fianco al letto della madre 94enne, ricoverata nel reparto di ematologia dell'ospedale di Castelfranco, che stava assistendo. «Perché la struttura non mette a disposizione un letto per i familiari che fanno assistenza notturna»: aveva detto. E si era scattato alcune foto, pubblicate lo scorso agosto su Facebook per documentare la sua protesta contro la Uls2.

Ma Sirio Zilio, 57enne di San Zenone degli Ezzelini, era stato querelato dall'azienda sanitaria per diffamazione. «Quanto apparso sul web e sulla stampa a proposito dell'ospedale di Castelfranco, dell'assistenza data ai nostri degenti e ai loro parenti è assolutamente arbitrario, non vero. Tanto che ci viene il dubbio che si tratti di un attacco voluto. Non accettiamo di essere accusati di malasanità»: aveva replicato il direttore generale della Uls Francesco Benazzi. Per quei fatti ora ci sarà il processo: il gip Angelo Mascolo ha infatti respinto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Treviso e ha disposto l'imputazione coatta. Sirio Zilio quindi dovrà andare alla sbarra per rispondere di diffamazione a mezzo stampa.

«Letti gli atti -si legge nel dispositivo con cui il giudice per le indagini preliminare ha accolto l'opposizione all'archiviazione presentata dalla Uls- si osserva che la foto pubblicata dall'indagato, che lo rappresenta in mutande, sdraiato per terra accanto al letto di una paziente... oltre a superare di gran lunga i limiti del buon gusto è gravemente offensiva verso l'Ente che gestisce l'ospedale di Castelfranco Veneto».

Nel mandare gli atti al pubblico ministero perché si agisca in relazione al reato di diffamazione, Mascolo scrive che con quella foto "si trasmette un messaggio assolutamente negativo in ordine vuoi all'assistenza dei malati vuoi al trattamento dei loro parenti". L'effetto prodotto nell'opinione pubblica, quantomeno chi l'abbia vista su Facebook o letto della protesta di Zilio sugli organi di informazione, è stato per il gip "un sensazione di grave disprezzo nei confronti dei gestori della sanità pubblica, definiti in pratica incapaci di occuparsi dei familiari dei malati e talmente incapaci da obbligare i parenti a giacere miseramente per terra pur di stare vicini al proprio caro". "Disprezzo - conclude Mascolo - che non ha ragione di esistere vista l'efficienza della sanità veneta".

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