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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Castelfranco Veneto

Sette anni di maltrattamenti alla figlia, una 59enne finisce davanti al gup

La donna, separata dal marito che ha tentato anche il suicidio, è accusata dalla ragazza di averle causato un regime di vita penoso dal 2012 al 2019. L'8 novembre ci sarà l'udienza preliminare

Sette anni di maltrattamenti, tra cui, in una occasione, l'avrebbe costretta a radersi a zero la testa perché aveva voluto colorarsi i capelli di blu. Di questo è accusata una 59enne di Castelfranco, che l'8 novembre si presenterà di fronte al giudice per le indagini preliminari di Treviso per sapere se verrà o meno rinviata a giudizio. Ad accusarla di maltrattamenti familiari, che sarebbero andati avanti dal 2012 al 2019, è la figlia, oggi 21enne.

La storia è in realtà più complicata di così. La donna, nel 2013, sarebbe arrivata al capolinea del suo matrimonio con un uomo che accusa di essere stato violento con lei, tanto da avere alcuni referti del pronto soccorso a cui si sarebbe rivolta per farsi curare le lesioni causate dalle botte di lui. Ma il marito, per quanto nella denuncia presentata dalla figlia si dica che era sottoposto allo stesso regime di vita penoso, alla notizia che la moglie vuole separarsi reagisce compiendo un tentativo di suicidio, buttandosi dal terrazzino al primo piano della loro casa. Rimasto incolume viene ricoverato in psichiatria all'ospedale.

Dopo un periodo di "tira e molla" i due decidono alla fine di lasciarsi e l'uomo va ad abitare a Schio, in provincia di Vicenza, assieme alla figlia, per la quale, nella causa civile che instaura per il divorzio, chiede anche dei soldi alla madre..Passano degli anni e la ragazza decide di andare a vivere a Ferrara, dove frequenta la locale università. Ed è a questo punto che la giovane interrompe ogni contatto con la mamma.

La 59enne viene però a sapere che la figlia ha assunto uno stile di vita preoccupante e contatta un amico della ragazza per sapere come stiano le cose. Il ragazzo però informa la giovane, oramai maggiorenne, che in tutta risposta presenta alla Procura di Ferrara una denuncia per stalking. Il faldone di indagine viene trasmesso per competenza a Treviso dove il pubblico ministero Mara De Donà, sentita la presunta vittima, cambia l'imputazione, che passa da atti discriminatori a maltrattamenti. "Ti uccido" avrebbe ripetuto la madre alla figlia, "ti avveleno, ingaggio qualcuno per farti fuori".  La donna proclama la sua innocenza, dicendo che la figlia, dal carattere ribelle, non avrebbe gradito il tentativo di intromissione nella sua vita e che comunque sarebbe stata plagiata dal padre.

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