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Cronaca

Centro della Famiglia, dalla Regione 231 mila euro alle “Alleanze territoriali per la famiglia”

"Sarebbe un peccato se i fondi fossero stati spesi per emergenze sociali, e non per creare nuove sinergie per la prevenzione e la promozione"

TREVISO Stanno per esaurirsi con l’arrivo della primavera i termini per l’attuazione del progetto “Alleanze territoriali per la famiglia”, lanciato dalla Regione Veneto con un finanziamento di 900 mila euro. I destinatari sono i Comuni, chiamati a presentare progetti per la creazione di reti tra pubblica amministrazione, famiglie, associazioni e aziende. In provincia di Treviso sono stati finanziati i progetti dei Comuni di Montebelluna, Trevignano (e tre Comuni partner), Motta di Livenza (e tre Comuni partner), Crocetta del Montello (e tre Comuni partner), Roncade (e due Comuni partner), Silea (e un Comune partner), Conegliano (e 26 Comuni partner) e Treviso. Ogni assegnazione finanziaria sta nella forchetta tra i 26 e i 38 mila euro, per un intervento complessivo nella Marca di oltre 231 mila euro. “E’ un provvedimento molto importante che sembra non abbia sempre trovato, purtroppo, coerente riscontro territoriale. In alcuni casi, infatti”, ha detto Adriano Bordignon coordinatore del Centro della Famiglia di Treviso, “il sostegno finanziario pubblico è stato orientato alle consuete politiche sociali di carattere emergenziale ed individuale oppure per pagare servizi altrimenti non finanziati. Lo scopo era la creazione di reti, anzi alleanze, tra associazioni di famiglie, forze sociali, economiche e culturali che promuovessero, in un territorio definito, politiche finalizzate al benessere della famiglia.”. 

L’idea centrale è di favorire una rete comunitaria, territorio per territorio, che veda coinvolto anche il mondo dell’impresa, protagonista nel realizzare esperienze di welfare aziendale ‘amico della famiglia’ e in connessione con gli altri attori territoriali. Le Alleanze, dunque, attraverso un sistema reticolare, dovrebbero mirare a stimolare attori molto diversi a orientare o riorientare i propri prodotti o servizi e generare ‘capitale relazionale’ come elemento di sviluppo ed incremento delle specifiche attività. Un esempio di buone pratiche è il progetto di Motta di Livenza che con le attività commerciali ha costruito un’offerta di servizi, come l’orario dei negozi, ri-pensati per la famiglia/cliente.

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