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Cronaca

Mercato del lavoro nella Marca: recuperati oltre ventimila posti in tre anni

Per la Cisl di Belluno-Treviso il 2017 si è chiuso con un saldo positivo da lavoro dipendente di 6.420 posizioni. Dati incoraggianti anche se non bisogna abbassare la guardia

TREVISO L’occupazione in provincia di Treviso è in costante crescita. Il 2017 si è chiuso con saldo positivo pari a 6.420 unità, valore superiore al 2016 che si è fermato a +5.925 posizioni da lavoro dipendente.

Il mercato del lavoro trevigiano, in linea con quello veneto, si sta allontanando sempre più dal momento più difficile della crisi occupazionale, registrato nel dicembre 2014, quando all’appello mancavano oltre 30 mila posti di lavoro: negli ultimi tre anni, sono stati recuperati più di 20 mila posizioni. Battuta d’arresto invece per quanto riguarda l’ultimo trimestre 2017, tradizionalmente negativo ma nell’anno appena passato segnato anche presumibilmente dall’attesa, per le assunzioni, degli incentivi inseriti nella Finanziaria per il 2018. È quanto emerge dall’analisi periodica condotta dall’Ufficio Studi della Cisl Belluno Treviso e presentata oggi nella sede Cisl di Treviso dal Segretario generale Cinzia Bonan e dal Segretario Gianni Pasian. Il 2017 - Il saldo è positivo: +6.420 occupati. Le assunzioni sono state 139.010 (113.985 nel 2016) e le cessazioni 132.590 (108.060 nel 2016). A Treviso si assume soprattutto a tempo determinato: il 47% dei contratti è infatti a tempo (nel 2016 la percentuale era del 45,8%), con un saldo di +6.800. In crescita anche i contratti di somministrazione (+860 il saldo). Saldo negativo invece per i contratti a tempo indeterminato: -2.430 contro il +375 dell’anno precedente: rappresentano poco meno del 12%, contro il 14% del 2016. A livello settoriale, la crescita ha riguardato soprattutto l’industria, che chiude con un saldo di +2.625 (+37% rispetto al 2016, quando il saldo era di 1.920 posizioni). A trainare la positività è stato soprattutto il settore metalmeccanico, che ha chiuso il 2017 con un saldo pari a 1.630 (1.055 nel 2016). Anche le costruzioni si sono risollevate nel 2017, con 275 posti di lavoro guadagnati (nel 2016 erano 135). Fra i servizi, bene il commercio all’ingrosso (+ 425 il saldo rispetto a +130 del 2016), il settore trasporti e magazzinaggio (saldo raddoppiato nel 2017). Crollo dell’occupazione nei servizi finanziari (-360 nel 2017, - 360 nel 2016).

IL QUARTO TRIMESTRE 

La dinamica delle posizioni dipendenti del quarto trimestre 2017 si è dimostrata peggiore del 2016: il saldo è stato negativo per 5.835 unità, nel 2016 si era fermato a -4.395. La variazione del quarto trimestre ha interessato sia le donne (-1.185), che gli uomini (-4.650). In termini settoriali è l’industria in senso stretto che paga la maggior diminuzione: -3.690 contro -2.465 del 2016. Cala molto anche l’agricoltura -2.155 unità, ma fa meglio di quanto registrato nel 2016 (-2.610). Saldi negativi inferiori per i servizi, -850 nel 2017 rispetto a -70 del 2016, e le costruzioni, -420 posizioni dipendenti, in linea con il 2016. Tutti i settori e tutte le aree geografiche della provincia mostrano nel quarto trimestre saldi negativi, con eccezione del commercio al dettaglio (145 unità, sebbene nel 2016 fossero 180) e la scuola con la ripresa dell’anno scolastico (1.280 unità un centinaio di posizioni in più rispetto al 2016). Forti diminuzioni per legno/mobilio (-1.235 nel 2017, mentre erano -1.030 nel 2016), metalmeccanico (-1.140, nel 2016 il saldo si era fermato a -400) e l’industria della chimica/plastica (-515 peggiore al 2016 con -350). Tra i servizi più elevata la diminuzione nell’ambito finanziario con un saldo di -200, era -135 nel 2016. Osservando le forme contrattuali solo l’apprendistato ha sostenuto il saldo del trimestre con 320 posizioni aggiuntive, anche se bisogna dire che questo valore è più basso dei 520 registrati nel 2016. Migliora il saldo dei contratti a tempo determinato, sebbene restino in terreno negativo: -1.285 nel 2017, meglio dei -4.050 del 2016. Il saldo dei lavori in somministrazione del quarto trimestre passa a -3.470 da -2.820 del 2016. In discesa i lavori a tempo indeterminato con un saldo negativo a confronto del 2016: da 1.960 del 2016 a -1.400 del 2017. Una diminuzione non tanto spinta da un aumento delle cessazioni, ma da un calo delle assunzioni e delle trasformazioni (rispettivamente -22,3% e -52,1% nel quarto trimestre 2017 rispetto allo stesso trimestre del 2016). Con riguardo alle altre forme contrattuali prosegue anche nel quarto trimestre il forte incremento delle assunzioni con contratto a chiamata (115,3%), sebbene i saldi rimangano modesti (20 nel 2016 e 80 nel 2017). Stabile il lavoro con contratto domestico (40 il saldo nel 2017 e -30 nel 2016), ma con un leggero aumento delle assunzioni e cessazioni. In discesa il lavoro parasubordinato sia come numero di assunzioni e cessazioni sia come saldi -255 unità (-340 nel 2016).

L’ANALISI

“Il trend occupazionale annuale è positivo, in linea con l’aumento del PIL registrato a livello nazionale (+1,4%) - dichiara il Segretario generale della Cisl Belluno Treviso Cinzia Bonan -. Guardando i dati per macro-settore dal 2008 ad oggi, vediamo che i settori dei servizi sono in crescita (eccetto la pubblica amministrazione e i servizi finanziari) e che l’occupazione nell’agricoltura è rimasta costante, mentre è il settore dell’industria ad aver pagato il prezzo più alto della crisi, ma con una ripresa positiva dal 2015 al 2017. I dati dell’ultimo trimestre sono negativi, anche se va evidenziato che si tratta di un periodo di norma negativo per questioni di natura gestionale. Il 2017, inoltre, è stato influenzato dalla mancanza di sgravi fiscali per le assunzioni, mentre nei due anni precedenti il mercato del lavoro era stato favorito dagli incentivi previsti dal Jobs Act. E’ immaginabile che le assunzioni ripartano nel primo trimestre di quest’anno, sostenute dagli sgravi contributivi previsti dalla Legge di Bilancio 2018 per le assunzioni. “Dai dati - aggiunge Gianni Pasian, Segretario Cisl Belluno Treviso - emerge un mercato del lavoro altalenante: la crescita complessiva in corso è dovuta soprattutto all'aumento dei contratti a termine e atipici come quelli a chiamata. La paura d’investire a lungo termine si fa ancora sentire nel tessuto produttivo trevigiano, spingendo i datori di lavoro ad investire in risorse umane ma con tipologie di rapporti di lavoro precari, forse in attesa di una ripresa più strutturata e a lungo termine. Chiediamo alla politica di dare continuità alle misure a sostegno del lavoro e dei lavoratori, in particolar modo i giovani e coloro che sono stati espulsi per crisi aziendali dal mercato”.

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