Vittima di violenza sessuale ritratta la denuncia in aula: «Volevo solo vendicarmi»
La giovane, minorenne al tempo dei fatti, aveva accusato il patrigno, un 53enne residente a Conegliano, di averla toccata e baciata in bocca. Nel corso dell'udienza è stato fatta sentire la registrazione di una telefonata in cui l'uomo sembrerebbe ammettere gli episodi
«Quelle cose le ho detto perché lui si comportava con me in maniera autoritaria. Ma non è vero che mi abbia toccata e abbia provato a baciarmi». E' un autentico colpo di scena quello avvenuto oggi, giovedì 7 aprile, nel corso del processo a un coneglianese di 53anni, finito alla sbarra con la grave accusa di violenza sessuale su minore: le accuse sono state infatti tutte ritratte. A puntare il dito contro di lui è stata la sua figliastra, nata dal matrimonio tra l'allora compagna e il precedente marito. Ed è stato proprio questo secondo uomo che avrebbe convinto la giovane, al tempo dei fatti minorenne, ad andare dai carabinieri e sporgere la denuncia che ha inguaiato il 53enne.
La vicenda risale alla fine del 2018. Secondo le accuse la ragazzina sarebbe stata abbracciata e baciata sulla bocca, fatti che sarebbero accaduti più di una volta. Ma la presunta vittima, che non si è costituita come parte civile, ha cambiato radicalmente la sua versione. «L'ho accusato - ha detto - per vendicarmi dei suoi atteggiamenti da padre-padrone. Mi sgridava sempre e sembrava che non gli andasse bene niente».
Eppure in aula è stato fatto sentire l'audio di una telefonata, registrata dal padre della giovane, che sembrerebbe incastrare il coneglianese. «Posso aver sbagliato - dice la voce maschile durante la conversazione - ma ti giuro che non lo farò più. Ti prego di non creare confusione, fallo per la nostra famiglia...me, tua mamma e la tua sorella. Se mi metti nei guai io ti giuro che sparisco». La ragazzina avrebbe detto, al momento di presentare la querela, che il patrigno l'avrebbe anche minacciata, promettendo che, se avesse parlato, lui avrebbe raccontato che si faceva di marijuana.
Nel corso dell'udienza è stata anche sentita (oltra alla madre) la psicologa che aveva seguito la giovane. «Non ha mai detto di aver voluto punire il patrigno - ha riferito in aula - e si era sempre detta amareggiata del fatto che la madre non le credesse». Il pubblico ministero Daniela Brunetti (l'avvocato difensore è invece Paolo Pastre) sostiene che la ragazza abbia ritrattato perchè spinta dalla madre. Si torna in aula all'inizio dell'estate per l'esame dell'imputato.