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Cronaca Centro

La morte del centro storico: storia di uno spopolamento

Un numero crescente di attività del centro storico di Treviso chiude. Affitti troppo onerosi ed entrate sempre più esigue, costringono i commercianti ad abbassare le serrante. Urge un piano di rilancio della città

Le serrande si abbassano sui negozi del centro storico. Vistosi cartelli annunciano: “Chiudo” o “Svendita per cessata attività”. Dopo gloriosi anni di attività, persino lo storico bar “Biffi” ha chiuso i battenti. Colpa della crisi? Anche, ma non solo.

ESODO - L’inizio della fine risale al 2008, con il trasferimento dei primi uffici oltre le mura. “Di settemila abitanti, si stima che circa duemila impiegati e un migliaio di utenti siano stati spostati verso l’esterno. Le uniche a resistere ancora sono le vie limitrofe a piazza dei Signori”, spiega Antonio Bottegal, ideatore del gruppo “Treviso Sos”, che riunisce i commercianti del centro storico.

Provincia, Tribunale, Ascom, Camera di Commercio, Confartigianato, Ufficio delle Entrate, Questura, Carabinieri, Polizia locale: enti e servizi che portavano tra le mura migliaia di persone, tra dipendenti e utenti, sono stati spostati ai complessi Sant’Artemio e Appiani, togliendo di fatto al centro la sua linfa vitale.

SI CHIUDE - “Prima alle 10 del mattino c’era una bel via vai di gente. Adesso le vie sono vuote, così come negozi e bar – spiega Bottegal – E se non si vende è difficile pagare il personale e l’affitto. Dal 2008 ad oggi almeno trecento persone hanno perso il posto di lavoro, qui in centro”.
Ad aggravare la situazione, poi, ci pensano l’aumento delle tariffe dei parcheggi, gli affitti alle stelle e la mancanza di eventi di rilievo, che possano attrarre visitatori.

PEDONALIZZAZIONE - E la pedonalizzazione? “È come costruire una casa partendo dal tetto – commenta Bottegal – Nessuno è contro la pedonalizzazione, ma prima di chiudere il centro bisogna dare alla gente un motivo per venire a Treviso. Servono servizi, iniziative e arredo urbano”.

“Girare ore per cercare un parcheggio – continua il commerciante – e pagarlo un’esagerazione, per poi non avere nulla da vedere. In questo modo le famiglie sono invogliate ad andare al centro commerciale”.

“Abbiamo raccolto 420 sottoscrizioni, di attività commerciali e non, contro il primo progetto di pedonalizzazione proposto dal Comune, che prevedeva la chiusura di tutte le entrate della città – racconta Bottegal La pedonalizzazione va bene, ma secondo il modello austriaco: con parcheggi esterni alle mura e navette che li colleghino con il centro”.

PROPOSTE - Dal 2008 a oggi “Treviso Sos”, blog e gruppo nati da una lettera inviata all’amministrazione comunale per denunciare il degrado della città, ha ideato svariate iniziative di sensibilizzazione, come la cartolina di Treviso inviata ai membri delle amministrazioni comunale, provinciale e regionale, tra i quali Gian Paolo Gobbo, Leonardo Muraro e Luca Zaia. Ma ha anche avanzato proposte concrete a Ca’ Sugana, per rilanciare il centro e non lasciar morire la città.cartolina-trevisosos

Tra dicembre 2011 e gennaio 2012, i commercianti hanno sottoposto all’amministrazione trevigiana delle richieste specifiche, che sono state riprese nel documento redatto dalla prima commissione, voluta da Ca’ Sugana, per rilanciare, appunto, il centro. La creazione di parcheggi scambiatori, il potenziamento del trasporto pubblico e dell’arredo urbano, l’organizzazione di concerti, fiere e l’incremento di eventi culturali che attirino turisti in città, una strategia di promozione turistica più efficace.

Alcune idee, però, non sono state prese in considerazione. Come quelle dell’ufficio turistico diffuso e del museo a cielo aperto.

UFFICIO TURISTICO DIFFUSO - “Ci siamo offerti di fornire informazioni e indicazioni turistiche gratuitamente, mettendo a disposizione nei nostri negozi cartine della città e brochure – racconta Antonio Bottegal – Abbiamo anche progettato un adesivo da esporre negli esercizi aderenti all’iniziativa. Un servizio a costo zero per l’amministrazione, che invoglierebbe i turisti ad entrare nei negozi. Ma la proposta è stata liquidata con la scusa che molti di noi non parlano inglese”.

MUSEO A CIELO APERTO - Mistero, invece, sul progetto del museo a cielo aperto. “Abbiamo tesori lasciati ad ammuffire nei magazzini, come la collezione ‘Salice’, mentre i lavori di restauro del museo ‘Bailo’ sono ancora fermi – dichiara amareggiato il commerciante di “Treviso Sos” – Perciò abbiamo proposto al Comune di usare le grandi e tristi vetrate delle banche del centro come un museo a cielo aperto, esponendo lì le nostre opere d’arte”.

“Ca’ Sugana ci ha risposto che le gli istituti non hanno dato la loro disponibilità – continua Bottegal – Ma abbiamo il sospetto che le banche non siano nemmeno state interpellate. Ed è un peccato, perché anche questa è un’iniziativa a costo zero, che renderebbe più piacevole e turisticamente appetibile Treviso”.

SPERANZE -  “L’unica promessa messa in pratica finora è lo spostamento dell’ufficio turistico nei pressi della stazione ferroviaria. È un primo passo – conclude Bottegal – Speriamo che vengano compiuti anche gli altri”.

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