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Cronaca

Diritto di aborto: condannati nove membri del Collettivo Ztl per un blitz al Ca' Foncello

Gli attivisti avevano "disturbato" la manifestazione del "Movimento con Cristo per la vita" che si era riunito in preghiera all'esterno del nosocomio trevigiano

TREVISO Avevano disturbato la manifestazione del gruppo “Movimento con Cristo per la vita” che stava pregando di fronte all'ospedale Ca' Foncello di Treviso. Per quella “contromanifestazione” erano stati denunciati per molestie nove membri del Collettivo Ztl Wake Up. Finiti sotto processo proprio per rispondere della violazione dell'articolo 660 del odice penale, il gruppo di attivisti è stato condannato dal giudice a 400 euro di ammenda ciascuno.

I fatti risalgono al 3 marzo 2014. Era un lunedì pomeriggio quando il movimento mariano, autorizzato dalle autorità competenti, si era dato appuntamento di fronte al nosocomio trevigiano per un incontro di preghiera contro l'aborto. All'incontro però si erano presentati anche gli attivisti di Ztl che avevano srotolato uno striscione con su scritto “Giù le mani dai nostri corpi” e lanciato mazzi di prezzemolo ai piedi del gruppo di preghiera. Stando al capo d'imputazione, con l'utilizzo di un megafono avrebbero anche gridato contro i manifestanti: “Questo è un luogo pubblico, qui non dovete pregare. Andate in chiesa, vergognatevi, siete i nazisti del medioevo”. Frasi che avevano spinto gli appartenenti al “Movimento con Cristo per la vita” a sporgere querela contro gli attivisti del Collettivo.

La rivendicazione e le ragioni del gesto, a detta dei manifestanti a tutela della legge 194 sul diritto di aborto, erano poi comparse sul profilo Facebook del Collettivo Ztl: “Abbiamo organizzato un'azione all'ingresso dell'ospedale di Treviso per ribadire l'importanza e la necessità di tutelare la legge 194 e il diritto di autodeterminazione di donne e uomini. Non siamo disposti ad accettare che altri decidano per noi. La nostra sessualità non può essere normata da altri. Le associazioni prolife, il movimento per la vita e il centro aiuto alla vita sono associazioni cattoliche fondamentaliste e reazionarie, che tentano di imporre il controllo sui corpi delle donne in nome del valore astratto della vita in sé. Con il pretesto di tutelare l’embrione, si rendono responsabili di tanta sofferenza e del proliferare di pratiche di aborto clandestino che troppo spesso causano anche la morte di ragazze e donne".

"Rivendichiamo il diritto di autodeterminazione sui nostri corpi, l'applicazione piena della legge 194 e l'abolizione dell'obiezione di coscienza, la valorizzazione e il rifinanziamento dei consultori laici e gratuiti, il diritto delle persone di scegliere sulla propria vita dall'inizio alla fine e il diritto dell’individuo a una sessualità libera e consapevole. Soprattutto - concludono - non siamo più disponibili ad accettare la presenza dentro i consultori pubblici, fuori dagli ospedali, nelle nostre città, di movimenti e associazioni che cercano di imporre la loro visione medioevale della società e del ruolo degli uomini e delle donne all’interno di questa".

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