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Cronaca Pieve di Soligo

Omicidio di Pieve di Soligo: Simonetto ucciso con fucile da caccia

Individuata l'arma usata nell'omicidio di Emanuele Simonetto. Il 49enne è stato freddato con un fucile da caccia. Una cinquantina di persone saranno convocate per il confronto del dna

Si fa sempre più chiaro il quadro del delitto di Pieve di Soligo. Isolato il dna, ora gli inquirenti hanno individuato anche l'arma che ha ucciso Emanuele Simonetto, il 49enne caporeparto della Mistral, freddato davanti all'azienda la sera del 7 febbraio 2012.

Dalle due perizie balistiche disposte dal pm Giovanni Valvassoi è emersa l'ipotesi che Simonetto potrebbe essere stato colpito con due armi differenti.

Dopo aver osservato i comportamenti della vittima in tre appostamenti, ripresi dai dispositivi di videosorveglianza, la sera dell'omicidio il killer avrebbe sparato un primo colpo con un fucile da caccia, da una distanza tra i 5 e i 6 metri, di fronte all'auto di Simonetto, e poi avrebbe esploso un secondo colpo, forse con una seconda arma, per finire il 49enne.

I bossoli, però, non ci sono. L'assassino ha avuto l'accortezza di farli sparire.

Esclusa la possibilità che Simonetto sia stato ucciso da un familiare, lo spettro delle possibilità resta ancora ampio. I nuovi elementi, tuttavia, inducono gli inquirenti a pensare che a sparare non sia stato un sicario e che, quindi, il caporeparto sia stato ucciso per vendetta.

Nei prossimi giorni i Carabinieri convocheranno una cinquantina di persone per verificare la compatibilità del loro dna con quello dell'assassino. E l'omicidio che sembrava irrisolvibile potrebbe finalmente trovare una mano e un perché.

 

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