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Cronaca Farra di Soligo

Fatture false per vincere la causa civile: due commercialisti accusati di frode processuale

Processo al via per due professionisti di Farra di Soligo: a trascinarli in aula un agente di commercio di Sernaglia della Battaglia che avrebbe pagato 21 mila euro di tasse in più

FARRA DI SOLIGO Dopo aver ottenuto l'assoluzione per intervenuta prescrizione nel processo che li vedeva imputati di truffa aggravata dall'abuso di prestazione d'opera, i commercialisti L.C. ed S.C., titolari di un centro contabile a Farra di Soligo, sono tornati di fronte al giudice per rispondere stavolta dell'accusa di frode processuale. La vicenda giudiziaria è di fatto uno strascico di quella terminata con la sentenza di assoluzione.

Tutto nasce dal procedimento in sede civile incardinato da un agente di commercio di Sernaglia della Battaglia (costituitosi parte civile con l'avvocato Francesco Pagotto, lo stesso che aveva denunciato i due contabili per truffa. Oltre alla denuncia penale infatti, l'agente di commercio aveva promosso l'azione civile per tornare in possesso di 21 mila euro che, a suo dire, i due commercialisti gli avrebbero fatto pagare di tasse oltre il dovuto.

A mettergli la pulce nell'orecchio era stata una lettera dell'Agenzia delle Entrate che gli era stata recapitata nel 2008. Da quella lettera avrebbe scoperto che dal 1999 al 2008 avrebbe pagato, a cifre irrisorie che vanno dai 30 ai 250 euro, più di quanto gli veniva chiesto dallo Stato. In tutto, appunto, 21 mila euro. Motivo per cui aveva deciso di denunciare i due professionisti. In sede civile però i commercialisti, almeno questa è l'accusa della Procura di Treviso, avrebbero prodotto della fatture false per giustificare quei pagamenti legati a prestazioni personali dell'agente di commercio e non per quelle della sua attività.

L'allora pm Iuri De Biasi, dopo le indagini del caso, avrebbe scoperto la falsità di quelle fatture ed esercitato così l'azione penale nei confronti dei commercialisti per frode processuale. In aula sono stati ascoltati i testimoni dell'accusa, compresi un agente di polizia giudiziaria il quale ha riferito un particolare curioso: una delle fatture considerate fasulle aveva l'importo in euro anche se emessa prima del gennaio 2002, quando la moneta unica non era ancora entrata in circolazione e le fatture si pagavano con le lire. I diretti interessati, difesi dall'avvocato Loris Moschetta, respingono però ogni addebito e si sono detti pronti a dimostrarlo in aula.  

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