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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Finché c’è prosecco c’è speranza", lunedì presentazione a palazzo Bomben

Alle ore 18, nell’auditorium della Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso, lo scrittore Fulvio Ervas e il regista Antonio Padovan presenteranno il film al pubblico trevigiano

TREVISO Lunedì 27 novembre alle ore 18, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso della Fondazione Benetton Studi Ricerche, lo scrittore Fulvio Ervas e il regista Antonio Padovan presenteranno il film Finché c’è prosecco c’è speranza, da fine ottobre in programmazione nei cinema italiani e tratto dall’omonimo romanzo di Ervas (edito da Marcos y Marcos), autore insieme a Padovan e a Marco Pettenello anche della sceneggiatura. Al centro della storia il celebre ispettore Stucky (interpretato da Giuseppe Battiston), metà veneto e metà persiano, protagonista di una serie di fortunati gialli di Fulvio Ervas. Il conte Desiderio Ancillotto è proprietario di un vasto terreno dedicato alle vigne e di una gran bella villa, ma il suo modo di lavorare la terra, senza pesticidi e facendo “riposare” parte del terreno, è considerato da altri una pessima strategia d’affari. Ancillotto si suicida, però è comunque al centro delle indagini quando iniziano a venire uccise persone legate al cementificio che lui riteneva inquinasse la zona. A investigare sul caso c’è l’ispettore Stucky che con il suo fare placido e pacioso cerca di conquistare la chiusa gente del posto per arrivare alla verità. Nel mentre l’uomo affronta anche una questione privata, quella del lutto della madre e dell’ingombrante presenza del padre morto, la cui stanza in casa non vuole toccare nonostante l’insistenza dello zio Cyrus che sta ospitando.

«Credo che il grande amore per la semplicità che aveva Carlo Mazzacurati abbia influenzato molto il mio cinema» afferma Antonio Padovan, qui alla sua opera prima, che scrive nelle note di regia: «Dieci anni a New York. Quasi un terzo della mia vita. Poi un giorno mi capita in mano un libro, una storia. Che mi rapisce, come quelle mattine d’autunno che sembrano briciole dimenticate dall’estate. E mi riporta a casa. Torno a osservare le mie colline, dove ho le mie radici. Dove nasce il vino più trendy del momento. Questa volta però lo faccio con uno sguardo inedito, diverso: quello di un ispettore mezzo veneto e mezzo persiano. Una storia che diventa una lente d’ingrandimento su una realtà poco esplorata dal cinema Italiano. Un’indagine ricca di commedia e di ragionamenti, sul futuro che vogliamo. Un inno all’andare piano, assaporando la vita, capendola e vivendola fino in fondo. Scaltramente, attraverso il genere giallo e il pretesto del prosecco, questo film racconta in modo nuovo e originale un mondo fuori dagli stereotipi, dai luoghi comuni. Location reali, ma romanticizzate, esaltate da una fotografia lusinghiera, cinematografica, innamorata. Una bellezza in contrasto con comportamenti troppo spesso cinici e spietati, ritratti in modo veritiero, onesto, quasi documentaristico. Temi che mi stanno da sempre a cuore: il rapporto tra generazioni, il viaggio, la diversità. L’amore, ma non banale. Il valore del bello, ma senza presunzione. Una lettera d’amore a un territorio ingarbugliato tra progresso e tradizione, tra eccellenze e vergogne. Una lettera sincera. Scritta con il cuore in mano».

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