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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Fatture per operazioni inesistenti, azienda trevigiana nel mirino

Indagine della Guardia di Finanza di Busto Arsizio. Si tratta di una ditta di Treviso impegnata nella filiera del riciclaggio del cartone. Transazioni per 3 milioni per evadere l'Iva: l'8% finiva all'organizzazione criminale che aveva pianificato la frode, il resto veniva utilizzato come "fondo nero"

Utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Questo il reato per cui un imprenditore trevigiano di circa 50 anni, titolare di una ditta impegnata nella filiera del riciclo di carta e cartone, risulta indagato dalla Guardia di Finanza di Busto Arsizio (Varese) che ha portato alla luce una maxi-frode al Fisco. L'azienda trevigiana avrebbe pagato, dal 2017 al 2020, fatture false per almeno 3 milioni di euro per acquistare macchinari e materiali. In realtà queste transazioni servivano solo a evadere l'Iva, con il meccanismo delle detrazioni, e creare un fondo nero con il denaro che, al netto della provvigione pagata per il servizio (dal 5 all'8%), tornavano. A gestire i passaggi di denaro era una cricca di tre persone che sono state arrestate dalle fiamme gialle varesine.

L'indagine della Guardia di Finanza di Varese

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, diretti dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, hanno eseguito 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere e varie perquisizioni in comuni delle provincie di Varese, Milano, Brescia, Como, Monza, Lodi, Pavia, Novara, Treviso e Agrigento. Due anni di indagine per ricostruire una frode fiscale che, attraverso la costituzione di società “cartiere”, ha permesso agli indagati di emettere ingenti volumi di fatture per operazioni inesistenti. Gli stessi, ricevuto il pagamento, hanno successivamente provveduto a retrocedere il denaro in contanti ai propri “clienti” beneficiari delle fatture false, dietro la corresponsione di una provvigione dal 5% all’8% dell’imponibile indicato in fattura.

Sono 70 le aziende sotto indagine che, dal 2017 al 2021, hanno beneficiato complessivamente di 30 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti oltre all’IVA indebitamente detratta per 4 milioni di euro. Nel corso dell’esecuzione del provvedimento, le Fiamme Gialle hanno perquisito abitazioni ed aziende con il supporto di 3 unità cinofile “antivaluta” (cash-dog) e con l’ausilio di scanner di ultima generazione al fine di rilevare la presenza di denaro contante appositamente occultato nei luoghi nella disponibilità dei 3 soggetti attinti dalle misure cautelari in carcere. Infatti, proprio durante tali operazioni di ricerca delle banconote sono state trovate oltre 40 carte di credito usate per ritirare il contante e, nascosti in un’intercapedine, 260 mila euro in contanti, insieme ad orologi di pregio quali rolex e cartier.

In particolare, lo sviluppo investigativo di alcune segnalazioni per operazioni sospette, in gergo denominate s.o.s., da parte dei finanzieri del Gruppo di Busto Arsizio ha consentito agli investigatori di intercettare tempestivamente l’alert di inquinamento del particolare settore economico-finanziario caratterizzato da un’operatività anomala per alcune delle società missing traders che limitavano la propria esistenza "cartolare" a un periodo di tempo brevissimo e strettamente funzionale a creare l’evasione di cui beneficiavano “i clienti” della cartiera medesima, per poi sparire senza lasciare alcuna traccia.

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Gli indagati, per porre in essere le condotte fraudolente, hanno standardizzato una prassi contabile ove le fatture fittizie erano giustificative di bonifici bancari ricevuti dai propri “clienti” a cui veniva restituito il denaro contante (corrispondente all’importo indicato nella fattura emessa) al netto di una provvigione variabile costituente il compenso per il “servizio” reso. Il sodalizio, al fine di mascherare il proprio operato reclutava numerosi “prestanome” posti formalmente a capo delle società facenti parte dello schema fraudolento. Le indagini di polizia economico-finanziaria strutturate in analisi di tabulati telefonici, indagini bancarie, intercettazioni telefoniche e ambientali audio/video e con apparecchiature gps, pedinamenti eseguiti avvalendosi delle facoltà di polizia giudiziaria hanno portato i militari delle Fiamme Gialle a ricostruire il modus operandi del gruppo criminale.

La metodologia del sodalizio criminale consentiva a società, attive ed operanti in vari settori merceologici, di conseguire indebiti ed ingenti risparmi di natura fiscale deducendo costi e (spesso) detraendo Iva a credito, non spettanti, in quanto generati dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tale sistema permetteva anche a soggetti possessori di ingenti quantità di denaro contante, di dubbia provenienza, di ripulire il denaro reinserendolo nel circuito legale. L’odierna operazione della Guardia di Finanza di Busto Arsizio si inserisce nel quadro delle rinnovate linee strategiche dell’azione del Corpo volte a rafforzare l’azione di contrasto alle condotte illecite connotate da maggiori profili di insidiosità e gravità, in quanto specialmente nell’attuale periodi di crisi da emergenza pandemica, gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato provocati dalle frodi fiscali sono accentuati, facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria e valutaria, ed è stata condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto quello penale.

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