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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Conegliano

Pignoramento a vita per 3 milioni e mezzo di euro, tutto per un errore

L’assurda vicenda di Gian Giacomo Comirato, residente a Conegliano, arriva in Parlamento. Un quinto dello stipendio pignorato a vita dal fisco

CONEGLIANO — L’on. Simonetta Rubinato porta in Parlamento l’assurda vicenda di Gian Giacomo Comirato, residente a Conegliano, ex allevatore di galline, oggi operaio con il quinto dello stipendio pignorato a vita dal fisco per oltre 3 milioni e mezzo di euro. La parlamentare del Pd ha infatti depositato alla Camera un’interrogazione con la quale chiede al Ministero dell’economia e delle finanze di chiedere chiarimenti all'Agenzia delle Entrate in ordine al caso finito alla ribalta delle cronache anche grazie ad un servizio del programma televisivo Le Iene.

LA STORIA La via crucisdi Comirato inizia tre anni dopo la chiusura, nel 2005, del suo piccolo allevamento di galline a Porcia (Pordenone). Diventato operaio part-time, nel giugno del 2008 si vede recapitare da Equitalia una cartella esattoriale di oltre milioni di euro. Tutto nasce dal fatto che una delle aziende con cui aveva avuto rapporti di fornitura era finita nel 2006 al centro di un’inchiesta per frode commerciale. Ben presto viene escluso ogni coinvolgimento del Comirato nell’indagine penale e la sua posizione archiviata. Ma la storia non finisce: perché sulla sua piccola azienda (20 mila galline allevate per produrre uova) la Guardia di finanza avvia un accertamento fiscale ed effettua un sopralluogo sul capannone, due anni dopo la chiusura, e vedendolo vuoto ne deduce che egli non sia un allevatore, ma un commerciante. Risultato: i bilanci della piccola azienda vengono rivisti con il regime fiscale ordinario previsto per l'impresa commerciale, ben più oneroso di quello del piccolo imprenditore agricolo e gli viene così contestata l'omissione dei versamenti (e delle relative dichiarazioni) IVA, Irpef ed Irap per gli anni dal 2001 al 2005, sulla base di una evasione fiscale in realtà mai operata. Gli avvisi di accertamento gli vengono però notificati nell'ottobre del 2007 con il rito degli irreperibili nella ex sede dell'azienda e quindi il Comirato (che pure aveva comunicato all'Agenzia delle Entrate la cessazione dell'attività e il trasferimento del domicilio presso l'abitazione della madre sin nel 2006) non ne viene a conoscenza sino alla notifica della cartella milionaria di Equitalia, questa sì arrivata presso la sua residenza a Conegliano. A nulla vale il ricorso proposto alla Commissione tributaria, che viene respinto nel 2009 per la tardività dell'impugnazione con una sentenza che il Comirato non riesce a sua volta a impugnare per la morte del proprio commercialista in pendenza del termine. Alla fine nel luglio del 2013 parte il pignoramento per una cifra di 3,6 milioni di euro del quinto del suo stipendio e di tutto quello che possiede, ovvero i mobili dell’appartamento in cui vive con la moglie ed un figlio piccolo, appartamento ereditato dalla moglie dai propri genitori. Della sua vicenda si interessa anche la Federcontribuenti che con un proprio legale chiede all'Agenzia delle entrate di procedere in autotutela per rimediare all'errore che, tra l’altro, in occasione del servizio de Le Iene, viene ammesso da un funzionario, errore consistito nell'aver considerato il reddito dell'ex imprenditore come originato non da attività agricola, ma da attività commerciale.

In particolare l’on. Rubinato invita il Mef a chiedere all’Agenzia delle entrate chiarimenti in merito ai presupposti in fatto e in diritto in base ai quali è stata stabilita la somma complessivamente pretesa e, ove fossero individuati eventuali errori, quali interventi la stessa Agenzia intenda operare in sede di autotutela per porre rimedio con urgenza all’ingiusta situazione in cui versa l'operaio trevigiano e la sua famiglia. Del fatto l'on. Rubinato ha già portato a conoscenza anche il sottosegretario Enrico Zanetti, che si è impegnato in prima persona per risolvere la vicenda.

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