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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Arrestata "banda" criminale, usavano armi da fuoco e machete

I cinque cittadini di origine cinese sono stati tratti in arresto dai carabinieri di Gorizia. Gli indagati si erano resi responsabili di furti e rapine anche nel goriziano. Le vittime venivano imbavagliate e legate. Le indagini complicate dalla ritrosia a denunciare

GORIZIA I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Gorizia nella mattinata di ieri 30 agosto in diverse località della penisola italiana (Mestre, Padova, Poggio a Caiano, Campi Bisenzio e Reggio Emilia ndr) hanno arrestato cinque cittadini di nazionalità cinese responsabili di furti e rapine. L'operazione "Crimini d'Oriente", successiva a complesse ed articolate indagini e realizzate con la collaborazione operativa dei militari dei rispettivi Comandi Provinciali, si è concentrata sull'esistenza di un sodalizio criminoso che tendeva a colpire fabbriche e laboratori tessili diretti da connazionali degli indagati e resosi responsabile di alcuni furti in appartamento. 

I Carabinieri hanno tratto in arresto H.Y., nato il 10.07.1972 in Cina, dimorante in Padova,  L.X.D., nato il 01.01.1987 in Cina, dimorante in Padova, L.J.B., nato il 11.05.1971 in Cina, dimorante in Padova, C.T., nata il 21.12.1967 in Cina, dimorante in Venezia Mestre, Z.S., nato il 21.03.1961 in Cina, dimorante in Venezia Mestre. Tra il febbraio e l'agosto di quest'anno gli investigatori hanno monitorato la "banda" che nel frattempo rapinava un appartamento a San Pier d'Isonzo (Gorizia) e un altro a Mestre. Durante il periodo di monitoraggio, gli indagati si rendevano responsabili di sette furti nelle province di Mantova, Milano, Treviso e Rovigo oltre ad un imprecisato numero di tentativi di furto, nei confronti di propri connazionali. "La pericolosità sociale dei soggetti - si legge nella nota dei Carabinieri - veniva evidenziata dal loro modus operandi: gli indagati, infatti, nel corso dei loro raid criminali, si avvalevano dell’uso di armi da fuoco e da taglio (coltelli a lama lunga, accette e machete) e non esitavano ad usare violenza sulle vittime, che venivano imbavagliate e legate con fascette di plastica del tipo “lega tubi”. La ritrosia delle vittime "tipica dell'ambiente cinese" (da comunicato) a denunciare le rapine e i furti, ha complicato le indagini, anche e soprattutto a causa del timore delle vittime di subire gravi ritorsioni.  

Durante le operazioni venivano rinvenute e sequestrate all'interno di un capannone ubicato nel Comune di Poggio a Caiano numerose macchine da cucire industriali, provento dei furti perpetrati dall'organizzazione criminale. Inoltre, veniva sequestrata un'autovettura Volkswagen Caddy, utilizzata dalla banda per gli spostamenti sul territorio della penisola italiana. 

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