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Cronaca Mareno di Piave

Abbigliamento all'ingrosso, scoperto giro di fatture false per 24 milioni

Indagine della Guardia di Finanza di Vicenza che ha denunciato due persone ed eseguito un sequestro per 3,5 milioni di euro. Nei guai un 48enne di Mareno di Piave

I finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Vicenza hanno concluso, nei giorni scorsi, la complessa operazione di polizia economico-finanziaria denominata Aracne, eseguendo un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo superiore a 3,5 milioni di euro emesso dal gip presso il Tribunale di Vicenza a seguito di indagini coordinate dalla procura della repubblica. Nel corso dell’attività sono stati denunciati P.P., 56enne di Bassano del Grappa, e M.A., 48enne di Mareno di Piave.

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L’attività investigativa ha avuto origine dall'attività di intelligence condotta dal gruppo di Bassano del Grappa mediante gli strumenti informatici operativi a disposizione della guardia di finanza, finalizzata a contrastare il fenomeno evasivo perpetrato mediante frodi nelle fatturazioni. Le preliminari analisi del fenomeno hanno permesso di intercettare un complesso meccanismo di fatturazioni fittizie tra diversi soggetti economici che hanno emesso ed utilizzato, dal 2015 al 2019, un giro di fatture false per circa 24 milioni di euro.

L'indagine delle fiamme gialle

L’indagine è stata avviata grazie ai controlli sul conto di una società che presentava anomalie per circa 1 milione di euro tra le operazioni attive realizzate e quelle effettivamente dichiarate al fisco. La ricostruzione delle operazioni ha permesso di individuare i due indagati e le imprese ad essi riferibili, sul conto delle quali sono stati sviluppati approfondiment con perquisizioni, indagini finanziarie su decine di rapporti e nell’ascolto di migliaia di comunicazioni telefoniche da parte dei finanzieri. 

Durante le operazioni investigative è emersa l'emissione, da parte del bassanese, di fatture per operazioni inesistenti per decine di milioni di euro a favore delle ditte del trevigiano, che le annotava nella propria contabilità. Quest’ultimo utilizzava le fatture emesse da P.P. per giustificare l’acquisto in completa evasione d’imposta che in realtà effettuava, in contanti, da diversi soggetti di nazionalità cinese operanti tra le province di Roma, Milano, Padova e Prato. Durante le perquisizioni nei confronti dell’indagato 48enne residente in provincia di Treviso. I finanzieri hanno trovato documentazione inerente in parte l’attività imprenditoriale riconducibile alle proprie aziende, tra cui numerosi documenti di trasporto, e in parte, in maniera ingiustificata, l’attività della ditta individuale di P.P.

Presso i computer aziendali delle imprese di M.A., invece, tutte con sede in Codognè, sono stati trovati documenti informatici che hanno permesso di ricondurre gli articoli fatturati da P.P. a quelli effettivamente acquistati dalle imprese cinesi dallo stesso M.A., oltre che i formati digitali editabili delle fatture emesse da P.P., che avrebbero permesso a M.A. di generarsi autonomamente le fatture false d’acquisto indicando in maniera puntuale i prodotti acquistati in nero. Il meccanismo evasivo si autoalimentava mediante l’approvvigionamento di merce presso aziende gestite da imprenditori cinesi senza l’emissione di alcun documento fiscale, l’ingresso nella contabilità aziendale grazie alla copertura documentale offerta dall’emittente delle fatture per operazioni inesistenti, il pagamento tracciabile e la successiva retrocessione del denaro contante, dopo plurimi passaggi, dall’emittente all’utilizzatore delle fatture false per il successivo utilizzo del contante per nuovi acquisti. 

Le intercettazioni telefoniche permetteva di cristallizzare la frode fiscale in atto, dalla quale emergeva come tra M.A. e P.P. non si trattasse di un rapporto cliente-fornitore, quanto piuttosto di una consapevole collaborazione finalizzata ad evadere le imposte. Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso l’utilizzo, da parte di M.A., di altre fatture false, per circa 3,7 milioni di euro, emesse da cartiere diverse da quelle riferibili a P.P. Al termine delle indagini preliminari, P.P. e M.A. sono stati denunciati e nei loro confronti è scattato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Sono stati cautelati in via diretta somme depositate su conti correnti e depositi al risparmio e, per equivalente, 2 appartamenti siti a Caorle e Conegliano, 1 villa di pregio e 2 terreni in Mareno di Piave. L’attività ispettiva è infine  stata condotta trasversalmente anche in campo amministrativo, con l’esecuzione di 5 verifiche fiscali nei confronti di altrettanti soggetti economici, con la constatazione di elementi attivi non dichiarati per circa 1 milione di euro e IVA dovuta per circa 3,7 milioni di euro.

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