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Cronaca

Il perito non parla il dialetto, stop al processo: ci vuole l'interprete

Insolito intoppo nel processo per traffico di animali protetti. Il perito incaricato di trascrivere le conversazioni telefonice non parla il dialetto veneto: si è reso necessario un interprete

Si arena il processo a carico di nove persone, accusate di traffico illecito di uccelli da richiamo.

A causare l'intoppo le difficoltà linguistiche incontrate dal perito incaricato di trascrivere le intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Treviso in fase d'indagine.

Il professionista non comprende il dialetto veneto, lingua usata dagli imputati nella maggior parte delle loro conversazioni, e ha chiesto altri 60 giorni di tempo per potersi avvalere dell'aiuto di un "interprete" e portare a termine il lavoro. La corte non ha potuto che accettare la richiesta, rinviando l'udienza a giugno.

Davanti ai giudici dovranno ripresentarsi il responsabile di un centro di cattura di volatili di Cordignano, due dipendenti della Provincia di Treviso, un guardiacaccia ora in pensione e un''impiegata, e altre sette persone.

Lunga la lista delle accuse: dalla violazione della legge sulla caccia al maltrattamento di animali, dall'abuso d'ufficio contestato ai due funzionari della Provincia al furto aggravato e all'associazione a delinquere.

“Questo rinvio va solamente a vantaggio degli imputati, perché si imita il modello Berlusconi, ovvero allungare il tempo dei processi per arrivare alla prescrizione - ha commentato Andrea Zanoni, eurodeputato IdV, che rilancia - Da trevigiano mi metterei volentieri a disposizione per tradurre le intercettazioni pur di non vedere questo processo sballottato fino al 20 giugno”.

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