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Cronaca Silea

Lesa l'immagine dell'Istituto d'Aste: condannata "Striscia la Notizia"

Valerio Staffelli, in un servizio andato in onda nel 2017 su Canale 5, aveva accusato l’Istituto Vendite Giudiziarie di Treviso di aver messo in vendita un orologio "tarocco"

Negli scorsi giorni il Tribunale di Treviso, sezione civile, ha condannato in primo grado l'inviato Valerio Staffelli di “Striscia la notizia” (e la società licenziataria del programma televisivo in onda su Canale 5) a risarcire ad “Aste.com s.r.l.” di Silea (società che presiede all’Istituto Vendite Giudiziarie di Treviso) - la somma di 80 mila euro per i danni d’immagine causati dalla messa in onda di un servizio sulla vendita all’asta di un orologio che la trasmissione aveva definito come "tarocco".

Secondo la sentenza emessa dal Palzzo di Giustizia trevigiano, infatti, la diffusione televisiva del servizio di “Striscia la notizia” del 18 ottobre del 2017 ha "oggettivamente leso l’immagine aziendale e commerciale di Aste.Com, mancando fin dall’origine, in capo alla notizia mandata in onda, i requisiti di pertinenza e di veridicità sostanziale". Tutto ha avuto inizio il 6 settembre del 2017 quando l’inviato di “Striscia”, con una troupe televisiva al seguito, aveva fatto irruzione nei locali di “Aste.com” a Silea dove in quel momento era in corso un incontro tra il legale rappresentante della società e l'aggiudicatario dell’orologio in questione. Quest’ultimo era stato messo all'asta nell’ambito di una procedura esecutiva mobiliare che ne aveva stabilito il prezzo-base, come previsto dalla legge. Staffelli, a telecamere accese, aveva però accusato il titolare di “Aste.com” di aver venduto “un orologio tarocco”. Il servizio è stato poi mandato in onda il 18 ottobre del 2017.

«“Aste.com” - fa sapere la società - da anni opera come Istituto Vendite Giudiziarie (I.V.G.) concessionario per le provincie di Treviso e Belluno alle vendite all’asta, disposte dai Tribunali, di beni oggetto di procedure esecutive e/o fallimentari. La messa in onda del servizio, e la conseguente eco mediatica dell’avvenimento, ha costretto “Aste.com” ad agire per vie legali. La società ha difatti inteso tutelare la propria reputazione» eper l'occasione è stata assistita dall'avvocato Fabio Capraro di Treviso che, con la collaborazione dell’avvocato Alberto Cecchella, ha richiesto un risarcimento per la lesione della dignità, dell’onore e della reputazione da essa subìta a causa delle notizie divulgate, sostenendo che non avessero queste rispettato i requisiti richiesti per il lecito esercizio del diritto di cronaca.

Nei giorni scorsi è infine giunta la sentenza del Tribunale di Treviso che, dopo aver chiarito che l'orologio in questione non era un bene contraffatto bensì una “innocua imitazione” del modello originale (e che come tale, anche per l’irrisorietà del prezzo con cui era stato messo all’asta, "non poteva trarre in inganno il compratore circa le sue caratteristiche"), ha accolto le tesi di “Aste.com” condannando in primo grado il giornalista e la licenziataria del programma a risarcire in solido la società con la somma di 80 mila euro e a rifonderla delle spese legali sostenute.

La replica di Striscia

Striscia la notizia prende atto della decisione del Tribunale civile di Treviso, avverso la quale verrà ovviamente proposto appello, confidando in una sua integrale riforma. Striscia tiene altresì a precisare che in relazione al medesimo servizio dell’inviato Valerio Staffelli, di ben diverso avviso è stata l’Autorità penale (GIP presso il Tribunale di Treviso) che,  disponendo l’archiviazione del procedimento per diffamazione a carico dell’inviato, ha riconosciuto la piena legittimità del suo operato, confermando la verità dei fatti narrati oltre che l’interesse sociale alla loro conoscenza. Nel provvedimento di archiviazione si è tra l’altro evidenziato che “l’oggettiva falsità dell’orologio battuto all’asta non è in discussione” e che le circostanze documentate da Striscia la notizia appaiono indicative “del fatto che l’orologio fosse battuto come “autentico””.

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