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Cronaca

"La parabola del Veneto": in Confartigianato di scena l'incontro con lo scrittore Giorgio Bido

"La pubblicazione – ha detto il prof. Bresolin - è un affresco che dipinge i tratti distintivi della nostra regione, soffermandosi sugli aspetti economici e politici, oltre a quelli etici e morali"

TREVISO L’età dell’oro per il nostro Veneto è tramontata? Quale sarà il futuro di questa Regione che in soli 50 anni è riuscita a traguardare risultati straordinari? Che ruolo avranno gli imprenditori di quarta generazione nell’assicurare continuità allo sviluppo? A questi quesiti hanno cercato di dare risposta il presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana Vendemiano Sartor, il prof. Ferruccio Bresolin e Giorgio Bido autore del volume la “La Parabola del Veneto”, presentato ai dirigenti del sistema associativo nella serata di martedì.

"La pubblicazione – ha precisato il prof. Bresolin - è un affresco che dipinge i tratti distintivi della nostra Regione, soffermandosi oltre che sugli aspetti economici e politici anche su quelli etici e morali. Un territorio che in un arco temporale assolutamente limitato, mezzo secolo, è riuscito a valorizzare la memoria, ad agire con immediatezza e a guardare al futuro con lungimiranza. Un territorio che, in così poco tempo, è decollato passando da un’economia rurale ad un manifatturiero avanzato, protagonista prima dei processi di internazionalizzazione, sino a diventare un importante player dello scenario globale. Tutto questo è stato facilitato da una fitta rete di relazioni informali basate sulla fiducia che hanno consentito un abbattimento dei costi di transizione, da una cultura del rischio sommata a quella del risparmio. Due elementi che sommati non potevano che generare crescita e ricchezza".

"La crisi del 2008 - continua Bresolin - ha compromesso le certezze acquisite in decenni di benessere, favorendo la diffusione di un clima di sfiducia tra le imprese e provocando disparità sociali, allargando la forbice tra chi ha e chi non ha. Questo nuovo Veneto oggi deve mantenere la sua identità e deve saper coniugare razionalità di fini e di mezzi, ovvero deve tutelare l’uomo e la qualità del suo vivere attraverso la definizione di nuove strategie economiche". In  questo scenario che ha subito una metamorfosi i piccoli imprenditori hanno un ruolo chiave. Soprattutto quelli che hanno ereditato un’attività – ha puntualizzato Giorgio Bido - non devono adagiarsi su rendite di posizione, devono essere animati dalla ricerca e dalla specializzazione, dalla volontà di produrre oggetti, manufatti di difficile sostituibilità per conquistarsi uno spazio di mercato. Certo le condizioni non sono facili, il contesto non sempre è favorevole ma la tensione imprenditoriale non deve mancare".

Dalla platea Franco Lorenzon con il suo intervento ha spostato l’attenzione sul tema di chi si dovrà accollare i costi generati dai cambiamenti intervenuti, sulle alterazioni antropologiche che non possono essere trascurate perché determinanti per un rilancio, una ripartenza che per certo è impegnativa dato che è venuto meno il mix capitale e lavoro che aveva generato la fortuna della locomotiva del Paese. La chiave di volta per un vero cambio di passo, secondo il presidente Vendemiano Sartor, è rappresentata dal sostegno che le istituzioni e tutti gli attori politici assicureranno a coloro che sono animati dalla voglia di fare impresa, di mettersi in gioco e di rimanere nel loro paese. Dalle facilitazioni che potranno essere garantite per generare nuova ricchezza, nuovi posti di lavoro, intervenendo anche a livello comunale sulle quelle aree industriali, artigianali oggi dismesse, non più attrattive.

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