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Cronaca

Grave lesione cerebrale su neonato, famiglia trevigiana fa pignorare un ospedale romano

Bloccati conti correnti per una prima quota pari a mezzo milione di euro, i familiari dovranno essere risarciti per l'errore medico con tre milioni di euro

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

TREVISO Pignoramento in atto all'ospedale San Pietro-Fatebenefratelli di Roma da parte di una famiglia residente in provincia di Treviso vittima di un gravissimo caso di malasanità. L'azione, che ha comportato il blocco di 5 conti correnti, per importi superiori al mezzo milione di euro, in relazione alla vicenda di una grave lesione cerebrale su un neonato per cui l'ospedale capitolino è stato condannato dal Tribunale di Roma a versare in totale un risarcimento record da tre milioni di euro. "Nonostante l'impegno a prendere in mano la questione l'ospedale ad oggi ha deciso di non pagare e quindi abbiamo provveduto ad un primo congelamento di conti correnti per circa mezzo milione di euro" spiega Roberto Simioni, Presidente di Obiettivo Risarcimento, società di tutoring specializzata in casi di malasanità.

La sentenza di primo grado che condanna al pagamento è di fine 2016 mentre l'avvio delle procedure per il pignoramento risale a poche settimane fa. Ma quel bimbo, oggi ormai divenuto un ragazzo 15enne, vive nel dramma della disabilità dal 2002: tutto semplicemente per una mancata trasfusione neonatale. "La dichiarata vicinanza, da parte dell'ospedale alla famiglia colpita dal tragico evento, ad oggi, non è stata dimostrata nei fatti - dice Simioni - inoltre, una buona gestione patrimoniale aziendale, suggerirebbe di evitare di subire istanze di precetto e di pignoramento, se non altro, per scongiurare ulteriori ed inutili costi aggiuntivi". "Davvero - chiude il Presidente Simioni - non si capisce come mai un Ente sanitario come il San Pietro, peraltro religioso, si ostini a non versare quanto riconosciuto e deciso con sentenza alla famiglia che, come risaputo, vive in uno stato di completa indigenza e che per sempre subirà l'effetto drammatico di quell'errore medico". La famiglia nel 2002, epoca dei fatti, viveva a Roma, poi, complice la crisi il nucleo si è spostato a Treviso.

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