Malato terminale si lascia morire in casa di cura a Treviso
Un malato terminale, ricoverato in una casa di cura, ha chiesto di non essere alimentato o idratato e di essere lasciato morire. L'equipe medica ha scelto di assecondare la scelta del paziente
Malato di tumore in fase terminale, un settantenne ha deciso di lasciarsi morire, rinunciando a cibo e acqua.
È successo a Treviso, nella casa di cura “Casa dei Gelsi” dell’associazione Advar. La vicenda risale a qualche tempo fa e a raccontarla è stato il responsabile della struttura, a un convegno.
Il paziente ha chiesto ai medici di non essere più alimentato né idratato e di essere lasciato morire.
"Dopo una serie di confronti, la nostra equipe composta da cinque medici, cinque infermieri, tre coordinatori ed uno psicologo – ha spiegato la dottoressa Anna Mancini – ha deciso di rispettare la volontà del paziente".
"Lui era destinato a morire e noi non abbiamo accelerato alcun percorso – ha sottolineato la dottoressa – Il paziente era lucido e noi ci siamo limitati a rispettare le sue volontà negli ultimi giorni di vita".
Interpellato, Umberto Gasparotto, che coordina il Comitato etico dell'Usl 9 di Treviso, "se una persona è lucida non c'è nessuno che possa costringerla a mangiare e a bere; se queste sono cose che non vuole fare non le fa e basta".
"Non conosco questo caso – ha commentato Gasparotto – ma una cosa è certa: tutti gli interventi devono essere bilanciati tenendo sempre in considerazione quello che desidera la persona malata".