Intercettazioni inutilizzabili, banda di spacciatori presto potrebbe essere libera
Centro del traffico illecito di cocaina era il comune di Mareno di Piave. L'indagine, che si rifà a fatti accaduti nel 2014, è una costola di un inchiesta della Procura di Venezia su alcune rapine e armi
Tutto è partito da una indagine della Procura di Venezia, che stava investigando su alcune rapine commesse nel territorio veneziano e su un traffico di armi. Alcune delle intercettazioni telefoniche che erano servite agli inquirenti per stanare la banda parlavano però di un vasto traffico di stupefacenti che aveva il suo centro a Mareno di Piave. Così era stato fatto uno stralcio e sei persone, tutte italiane, sono finite nei guai per spaccio di cocaina.
C'era il pesce grosso, che fungeva da rifornitore della "polvere bianca" e i "dettaglianti", che comperavano lo stupefacente per poi immetterlo nel mercato e rifornire i propri clienti. Ma di questa "costola" trevigiana dell'indagine sugli atti criminosi violenti commessi dalla banda è calata la mannaia del vizio procedurale. Oggi, 7 marzo, il giudice chiamato ad esprimersi sui mercanti di morte non ha potuto che riconoscere che gran parte delle intercettazioni (tranne due, considerate però di scarsa importanza) sono proceduralmente inutilizzabili. Così i sei, non tutti a dire il vero coinvolti nell'indagine veneziana, verranno probabilmente assolti alla prossimo udienza del processo, prevista per settembre.
I fatti risalgono al 2014. Le cessioni di cocaina di cui si parla, i cui proventi erano probabilmente utilizzati per la commissione di altri reati, avvenivano a Mareno e in altri comuni dell'hinterland di Conegliano e coivolgevano una vasta clientela, composta per lo più da insospettabili. Le dosi andavano dalle decine alle centianaia di grammi di droga.