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Cronaca Meduna di Livenza

Picchia e accusa di tradimento la moglie, 37enne condannato

L'uomo, residente a Meduna di Livenza, rinfacciava alla convivente, minacciata anche di morte, di non essere il padre del primo figlio

«Quel figlio non è il mio". Era probabilmente in preda ad una crisi di gelosia e aveva, come al solito, bevuto parecchio quando ha accusato la moglie non solo di essergli infedele ma di aver avuto il loro primogenito da una altro uomo. A quelle frase però l'uomo, un 37enne residente a Meduna di Livenza (difeso dall'avvocato Remo Lot), ha accompagnato percosse e minacce di morte. Per quei fatti oggi, mercoledì 12 maggio, è stato condannato in abbreviato a due anni di reclusione per maltrattamenti verso i familiari e lesioni aggravate.

La vicenda risale allo scorso luglio. A denunciarlo è stata la donna, una 33enne, stanca dei soprusi e delle sopraffazioni del coniuge che, spesso ubriaco, avrebbe messo in scena delle autentiche sfuriate di gelosia, fatte di ingiustificati pedinamenti e soprattutto di botte, accompagnate da varie umiliazioni. «Sei una t...» le urlava, giustificando così anche quell'assurdo sospetto sulla paternità. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'aggressione subita dalla 33enne lo scorso 6 luglio, quando l'uomo, evidentemente su di giri, l'ha afferrata per il collo e sbattuta con violenza contro la cancellata di casa. Questo dopo averla spinta, fatta cadere a terra a colpita ripetutamente con calci e pugni al volto, causandole un trauma cervicale che ha costretto la donna a portare il "collare" per diversi giorni.

All'atto di presentare la denuncia, il 27 luglio del 2020, al 37enne era stata imposta la misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare, poi diventata divieto di avvicinamento con l'obbligo di mantenere una distanza dalla persona offesa di almeno . Oggi si è arrivati alla condanna che per la 33enne significa la fine di un incubo.           

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