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Cronaca Mogliano Veneto

Tenta di violentare un 20enne, condannato a tre anni e due mesi

L'imputato è Albano Dova, un cittadino albanese di 27 anni. Il 16 marzo del 2022 a Mogliano Veneto avrebbe provato ad abusare sessualmente di una ragazza, salvata dall'intervento provvidenziale di una squadra dei vigili del fuoco

Tre anni e due mesi. E' questa la condanna che il gup di Treviso Carlo Colombo ha inflitto (in abbreviato) ad Albano Dova, il 27enne albanese che avrebbe cercato di stuprare una 20enne moglianese, riuscita a sfuggire al suo aggressore solo grazie all'intervento provvvidenziale di una squadra dei vigili del fuoco di Mestre, la notte dello 16 marzo del 2022. Dova, difeso dal'avvocato Giorgio Pietramala, ha potuto godere dello sconto di un terzo sull'ammontare complessivo della pena dovuto alla scelta del rito.

I fatti si sarebbero svolti nei pressi del parcheggio di Via Monte Cimone. La giovane, dopo aver trascorso la serata con alcuni amici, stava facendo ritorno a casa quando, intorno alle 3 del 16 marzo, Dova, che si trovava nei paraggi, l'ha fermata tentando un approccio e cercando di palpeggiarla nelle parti intime. Il 27enne, sentito dal gip Gianluigi Zulian il 18 marzo, si era difeso sostenendo che si sarebbero incontrati per caso e che le sue azioni sarebbero state male interpretate.

«Era un'amica della mia ex fidanzata - aveva detto nel corso dell'interrogatorio di garanzia - eravamo alticci tutti e due e siamo stati insieme un'ora nella zona del sottopasso di Mogliano. Dopo un po' lei è andata in mezzo alla strada con un comportamento un po' strano, io l'ho presa per i polsi per riportarla nel marciapiede. La ragazza deve avere travisato le mie azioni perchè poi ha alzato le mani in segno di aiuto. In quel momento sono passati i Vigili del Fuoco e io ho avuto paura anche per effetto dei miei precedenti e sono scappato. Ma non c'è stata alcuna aggressione a sfondo sessuale».

Ma la presunta vittima ha invece raccontato di essere stata in balia dell'albanese per tre ore e che l'uomo avrebbe anche cercato di forzarla ad un rapporto orale, oltre ad averla colpita al costato con un pugno. Decisive per l'accusa sarebbero state le riprese delle videocamere di sorveglianza, piazzate un po' ovunque nella zona della presunta aggressione, che avrebbero ripreso la scena. 

Albano Dova è già noto alle forze dell'ordine della Marca. Nel febbraio del 2018 si trovava agli arresti domiciliari accusato di maltrattamenti nei confronti della compagna e di aver pestato un cameriere. Era infatti uno dei componenti della banda di quattro picchiatori che la notte del 13 novembre 2016, a Preganziol, massacrò di botte Massimo Biasotto, il 40enne che, a seguito dell'aggressione, fu ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Treviso e tenuto a lungo in un coma farmacologico, da cui si è risvegliato accusando gravi danni neurologici permanenti.

Dova aveva anche manomesso il braccialetto elettronico che gli era stato imposto ed era scappato diretto verso l'Albania, da dove aveva aggiornato le foto del suo profilo Facebook facendosi beffe delle autorità italiane con una serie di selfie insieme a ragazze o mentre sorseggiava una birra e si godeva un pranzo nella città di Elbesan. Poi, 7 mesi dopo, a settembre del 2018, l'arresto: venne individuato dal personale della Polaria di Venezia su di un volo in transito dall’Albania e preso in custodia dai militari della stazione moglianese, che lo avevano riportato nel carcere di Treviso.

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