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Cronaca Mogliano Veneto

Bambino tolto ai genitori affidatari, indagati i vertici dei servizi della Ulss 2

Sotto inchiesta ci sono il responsabile e gli operatori che sono intervenuti nel caso. Il direttore dell'azienda sanitaria Francesco Benazzi: «Abbiamo piena fiducia nella magistratura ma se dalla Procura dovesse uscire qualche cosa non tarderemo neppure un attimo a far partire una inchiesta interna»

«Abbiamo piena fiducia nella magistratura. Certo è che se dalla Procura dovesse uscire qualche cosa non tarderemo neppure un attimo a far partire una indagine interna». Francesco Benazzi, direttore generale della Ulss 2, commenta così l'indagine, che è affidata al pubblico ministero Mara De Donà, nell'ambito della quale sarebbero stati indagati il responsabile del servizio e tutti gli operatori che sono intervenuti nel caso del bambino di 8 anni di Mogliano portato via dai genitori affidatari lo scorso giugno e attualmente residente in un comunità di Conegliano. I reati, che sono contenuti nella denuncia presentata dalla coppia, parlano di abuso in atti d’ufficio, falso ideologico in atto pubblico, omissione di atti d’ufficio e minaccia.

All’origine della vicenda vi sarebbe un documento, redatto dalla suora che è anche la coordinatrice della scuola paritaria di Preganziol frequentata dal bimbo, secondo cui il piccolo sarebbe stato «vittima di violenze e percosse, umiliazioni con docce fredde, come punizione per avere fatto la pipì a letto» e avrebbe avuto i capelli strappati. Il medico dell’azienda sanitaria responsabile del caso aveva detto ai coniugi che «non ci sono più le condizioni perché stia con voi, adesso deve andare in comunità», aggiungendo che si sarebbero dimostrati poco protettivi nei confronti del ragazzino. Inoltre ci sarebbero state tutta una serie di segnalazioni che, nel caso in cui gli affidatari si fossero opposti al provvedimento, l’Usl si sarebbe vista costretta a "tirare fuori", mandando le carte in tribunale.

«Confermo - ha detto Benazzi - la massima fiducia nei nostri professionisti del settore. Tengo a precisare che non c'è in nessun modo un accanimento nei confronti degli adulti coinvolti nella vicenda ma solo una esigenza di garantire il bambino, tanto più se in regime di affidamento. Aspettiamo le valutazioni degli inquirenti, poi prenderemo le nostre decisioni».

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