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Cronaca Mogliano Veneto

Bambino conteso, madre indagata per maltrattamenti

E' questo lo sviluppo della storia che vede al centro un bambino di 7 anni che il padre, un 43enne di Mogliano, ha visto per poco più di un centinaio di ore da quando aveva pochi mesi. La mamma lo aveva portato via con sé, trasferendosi nel Lazio malgrado svariate pronunce del Tribunale di Minori

Indagata per resistenza a pubblico ufficiale e maltrattamenti nei confronti del figlio, che ha solo 7 anni. E' questo lo sviluppo della storia che vede al centro un bambino di 7 anni che il padre, un 43enne di Mogliano, ha visto per poco più di un centinaio di ore da quando aveva pochi mesi e che la mamma, che ha alle spalle una condanna per sottrazione di minore a 1 anno e 6 mesi inflitta dal Tribunale di Treviso e  confermata in Appello, aveva portato via con sé trasferendosi nel Lazio malgrado svariate pronunce del Tribunale di Minori.

La donna e il bimbo, insieme ai genitori di lei, sono stati intercettati presso un villino "bunker" nei pressi di Viterbo. La "fuga" della donna era terminata con una drammatica azione da parte delle forze dell'ordine, che hanno dato esecuzione ad un provvedimento disposto ben otto mesi fa dal Tribunale dei minori di Roma, entrando nell'abitazione con la forza. Ora il bimbo,che soffre anche di un forma di epilessia, ha trovato riparo presso un casa famiglia e viene visitato dal papà ogni dieci giorni.

Il piccolo non sarebbe andato a scuola per quasi un anno, partecipando solo ad alcune rare lezioni effettuate in didattica a distanza. Per questo la madre è stata indagata per maltrattamenti, poiché avrebbe privato il figlio dei basilari contatti umani, a cominciare da quelli con i coetanei.

La vicenda è quella di ragazzino di 7 anni, che soffre anche di un forma di epilessia, portato via nel 2015 dopo che la coppia, che non era sposata, si separa. Malgrado due decreti, il primo del Tribunale dei Minori di Venezia e il secondo dei giudici minorili del capoluogo laziale che  avevano di fatto raccomandato l'affido condiviso del piccolo, la donna aveva spostato la propria residenza, facendo poi perdere le tracce. Rinchiusa nella villetta di Viterbo per timore che il padre del bambino potesse trovarli aveva di fatto impedito al figlio di frequentare la scuola, facendolo partecipare solo ad alcune lezioni tenute in dad. Della vicenda di era occupata anche la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che aveva condannato lo Stato italiano per le inadeguatezze mostrato nel caso.

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