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Cronaca Mogliano Veneto

Maltratta la moglie per venti anni, condannato lo chef violento

L'uomo, difeso dagli avvocati Fabio Crea e Daniele Vianello, ha ricevuto oggi, 21 febbraio, una sentenza a 2 anni e 4 mesi, praticamente la metà di quanto chiesto dalla Procura, che aveva invocato 4 anni e sei mesi

«Ti scuoio, ti ammazzo, ti cucino viva e ti mangio». Queste le frasi con cui uno chef 60enne residente a Mogliano Venetodi ma origine lucana apostrafava la moglie quando litigava con lei. Maltrattamenti, vessazioni fisiche ma soprattutto psicologiche, che sarebbero andati avanti per oltre 20 anni e che sono venuti alla luce solo quando la donna, una volta trasferitasi nella Marca, ha scoperto che quella che aveva vissuto fino a quel momento non era la "normalità" di un matrimonio. E, nel 2021, si è decisa denunciare

L'uomo, difeso dagli avvocati Fabio Crea e Daniele Vianello, è stato condannato oggi, 21 febbraio, a 2 anni e 4 mesi. Praticamente ha ricevuto la metà di quanto chiesto dalla Procura, che aveva invocato una sentenza pari a 4 anni e sei mesi. Il 60enne è attualmente in carcere nel penitenziario di Venezia, in regime di custodia cautelare dall'estate scorsa. I suoi legali presenteranno instanza di liberazione già domani.

«Ti lascio su una sedia a rotelle, cagna, strega e lorda, ti faccio vedere io, a te, tuo fratello e anche a tua madre» avrebbe detto lo chef, accecato da una gelosia morbosa durata fin dai primi temi del matrimonio. Quando nacque il figlio, che era cianotico, le disse: «Ma quel figlio così scuro...ma l'hai fatto con un nero? Sei solo una poco di buono...». In più di una occasione avrebbe poi rovistato nella cesta della biancheria sporca, in cui diceva di sentire «l'odore di un altro maschio».

Secondo le accuse della Procura di Treviso il 60enne ad un certo punto avrebbe preso l'abitudine di dormire con un coltello a serramanico che avrebbe tenuto sotto il cuscino e nel corso delle notti avrebbe colpito a ripetizione le lenzuola, fingendo di accoltellare la consorte. Tutto però conservato dalla donna, costituitasi come parte civile con l'avvocato Antonella Picco.

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