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Cronaca Mogliano Veneto

Tassa di soggiorno non versata, albergatrice a processo per peculato

Il caso è avvenuto a Mogliano nel 2015. La donna rischia dai 4 ai 10 anni di reclusione per non aver "pagato" al Comune circa 16 mila euro

Non una ma due condanne per peculato. Questo rischia P.B., una nota albergatrice di Mogliano, accusata di non aver versato quasi 16 mila euro di tassa di soggiorno, relativa al 2015, al comune moglianese. Passati tre anni dal primo rinvio a giudizio, la donna si vede infatti  nuovamente indagata per gli stessi fatti per i quali si trova a processo di fronte al collegio (composto dai giudici Francesco Sartorio, Leonardo Bianco e Marika Loschi). In aggiunta, questa volta, vi sarebbe un ulteriore trimestre di pagamenti non effettuati.

La vicenda risale a quasi sei anni fa e ha a che fare con un contratto con il quale P.B, che rischia dai 4 ai 10 anni,  si impegnava a garantire vitto e alloggio a una squadra di operai che si trovava in trasferta a Mogliano per un lavoro che sarebbe dovuto durare almeno metà anno. Quando il gruppo di ospiti ha terminato il proprio lavoro e l'albergatrice manda la fattura, la società prima avrebbe a suo dire lamentato un problema di liquidità, per cui chiede una dilazione dei termini; scaduta anche la proroga semplicemente fa finire tutto in insoluto, prima di chiudere i battenti per fallimento. Il regolamento del comune parla però chiaro: la tassa va versata anche in caso che il cliente non abbia saldato.

ll legale dell'albergatrice, l'avvocato Monica Marangon, ha però un asso nella manica: nel 2020, con il Decreto Rilancio, la sanzione per il mancato versamento della "tassa" non è più di natura penale ma viene ridotta a illecito amministrativo. «La Cassazione – dice  il difensore - ha detto  che la nuova norma entra in vigore per le fattispecie successive e non per il passato, ma sarebbe del tutto illogico che in processi che si stanno ancora facendo vengano fatte valere le regole che esistevano prima. Su questo dovrà quindi esprimersi anche il Tribunale di Treviso».

Alla seconda udienza preliminare di fronte al gup Angelo Mascolo, che si è svolta lo scorso 16 novembre, l'avvocato difensore ha portato all'attenzione la questione relativa alle due imputazioni identiche, riservandosi di presentare ai giudici del collegio una istanza che dichiari improcedibile il processo attualmente in corso o in subordine la riunificazione dei fascicoli. Ma il Tribunale, accogliendo il parere negativo del pubblico ministero Massimo De Bortoli, ha respinto ieri entrambe le eccezioni, facendo notare come peraltro i due procedimenti si trovano in fasi diverse e non possono essere uniti.

Per non trovarsi a dover rispondere due volte degli stessi fatti (sarebbe un caso di "ne bis in idem", cioè un doppio processo sullo stesso oggetto, non ammesso dalla legge) ora P.B. dovrà attendere la pronuncia di Mascolo, chiamato a restringere il capo di imputazione ai tre mesi che non sono compresi nel procedimento in svolgimento. Con il rischio però di prendere un'altra pesante condanna, che la farebbe finire inevitabilmente dietro alle sbarre.

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