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Cronaca Mogliano Veneto

Avrebbe tentato di violentare una ragazza, chiesto il rinvio a giudizio per un 27enne

I fatti si sarebbero svolti a Mogliano il 16 marzo scorso. Protagonista Albano Dova, un albanese già noto alle forze dell'ordine. La presunta vittima, una 20enne, era riuscita a sfuggirgli grazie all'intervento di una squadra dei Vigili del Fuoco di Mestre

E' di tentata violenza sessuale l'accusa da cui, nel corso dell'udienza preliminare fissata il prossimo 12 luglio, dovra difendersi Albano Dova, il 27enne albanese rinchiuso nel carcere di Santa Bona dallo scorso 17 marzo. Chiuse la indagini la Procura di Treviso si accinge a chiedere il rinvio a giudizio del giovane, che avrebbe cercato di stuprare una 20enne moglianese, riuscita a sfuggire al suo aggressore solo grazie all'intervento provvvidenziale di una squadra dei vigili del fuoco di Mestre.

I fatti si sarebbero svolti nei pressi del parcheggio di Via Monte Cimone. La giovane, dopo aver trascorso la serata con alcuni amici, stava facendo ritorno a casa quando, intorno alle 3 del 16 marzo, Dova, che si trovava nei paraggi, l'ha fermata tentando un approccio e cercando di palpeggiarla nelle parti intime. Il 27enne (difeso dall'avvocato Giorgio Pietramala), sentito dal gip Gianluigi Zulian il 18 marzo, si era difeso sostenendo che si sarebbero incontrati per caso e che le sue azioni sarebbero state male interpretate.

«Era un'amica della mia ex fidanzata - aveva detto nel corso dell'interrogatorio di garanzia - eravamo alticci tutti e due e siamo stati insieme un'ora nella zona del sottopasso di Mogliano. Dopo un po' lei è andata in mezzo alla strada con un comportamento un po' strano, io l'ho presa per i polsi per riportarla nel marciapiede. La ragazza deve avere travisato le mie azioni perchè poi ha alzato le mani in segno di aiuto. In quel momento sono passati i Vigili del Fuoco e io ho avuto paura anche per effetto dei miei precedenti e sono scappato. Ma non c'è stata alcuna aggressione a sfondo sessuale».

Ma la presunta vittima ha invece raccontato di essere stata in balia dell'albanese per tre ore e che l'uomo avrebbe anche cercato di forzarla ad un rapporto orale, oltre ad averla colpita al costato con un pugno. Decisive per l'accusa potrebbero essere state le riprese delle videocamere di sorveglianza, piazzate un po' ovunque nella zona della presunta aggressione, che avrebbero ripreso la scena. 

Albano Dova è già noto alle forze dell'ordine della Marca. Nel febbraio del 2018 si trovava agli arresti domiciliari accusato di maltrattamenti nei confronti della compagna e di aver pestato un cameriere. Era infatti uno dei componenti della banda di quattro picchiatori che la notte del 13 novembre 2016, a Preganziol, massacrò di botte Massimo Biasotto, il 40enne che, a seguito dell'aggressione, fu ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Treviso e tenuto a lungo in un coma farmacologico, da cui si è risvegliato accusando gravi danni neurologici permanenti.

Dova aveva anche manomesso il braccialetto elettronico che gli era stato imposto ed era scappato diretto verso l'Albania, da dove aveva aggiornato le foto del suo profilo Facebook facendosi beffe delle autorità italiane con una serie di selfie insieme a ragazze o mentre sorseggiava una birra e si godeva un pranzo nella città di Elbesan. Poi, 7 mesi dopo, a settembre del 2018, l'arresto: venne individuato dal personale della Polaria di Venezia su di un volo in transito dall’Albania e preso in custodia dai militari della stazione moglianese, che lo avevano riportato nel carcere di Treviso.

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