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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Mogliano Veneto

"Vetro nero" a Murano, scoperta maxi evasione: 10 indagati, sequestri per 7 milioni

La Finanza ha portato a galla un sistema che ha permesso ai commercianti di evadere tasse per diversi milioni. Il personaggio chiave è un cambiavalute veneziano che incassava il 5%, nei guai anche un moglianese

MOGLIANO VENETO Un grosso giro di vetro artistico venduto ad acquirenti stranieri senza dichiarare incassi milionari al Fisco. E' quanto appurato nel corso di un'indagine portata a termine dalla guardia di finanza di Venezia, che in queste ore - coordinata dalla procura lagunare - sta eseguendo un decreto di sequestro preventivo per 7 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Venezia, su richiesta del pubblico ministero Stefano Buccini, nei confronti dei presunti responsabili di una vasta frode fiscale nel settore della produzione e vendita del vetro di Murano: sono stati bloccati conti correnti, beni mobili e immobili di proprietà dei 10 indagati, tra cui gli amministratori legali delle 8 vetrerie coinvolte (tra cui un moglianese), un amministratore di fatto e un 63enne veneziano, residente in terraferma, di professione cambiavalute.

I finanzieri hanno portato a galla un "inedito e ingegnoso" sistema (questi gli aggettivi usati dal procuratore capo, Bruno Cherchi) per evadere le imposte: al centro del meccanismo c'erano dei terminali Pos portatili collegati a delle Sim card che formalmente erano intestate al cambiavalute, mentre in realtà erano in uso nelle vetrerie. I commercianti vendevano i preziosi oggetti in vetro a clienti stranieri, i quali pagavano con carta di credito. Il denaro finiva nel conto corrente del complice cambiavalute, il quale prelevava in contanti dalla banca e poi consegnava il denaro ai vetrai, trattenendosi la quota concordata del 5%.

Naturalmente, alle vendite non seguiva alcuna fattura. Per poter effettuare le esportazioni, i documenti doganali erano corredati da documenti fiscali relativi a cessioni precedenti; in altri casi, venivano utilizzate delle fatture “pro-forma” oppure all’atto dell’acquisto il cliente extra UE veniva invitato a pagare una minima parte sul pos ufficiale della vetreria (importo che compariva sulla fattura allegata alla bolletta doganale) e il restante, la maggior parte, sul pos dell’agenzia di cambio. Gli inquirenti hanno ricostruito migliaia di cessioni per un totale che sfiorerebbe i 30 milioni di euro a partire dal 2013. Le imposte evase ammontano a circa 5,7 milioni di euro, cui si aggiungono i contestati 1,3 milioni di euro al cambiavalute, nella cui abitazione in terraferma (situata sempre nel territorio comunale di Venezia) sono stati trovati 220mila euro in contanti e tre orologi Rolex custoditi in due casseforti nascoste dietro a quadri.

Sulla base delle ricevute pos e dei dati degli acquirenti stranieri forniti dalle vetrerie, il cambiavalute provvedeva a registrare nella propria contabilità le operazioni, classificandole come anticipi contante in valuta locale. In sostanza, quindi, il corrispettivo delle vendite veniva trasformato in un’operazione del cambiavalute, del tutto ininfluente per la contabilità delle vetrerie – visto che il denaro non transitava nei conti correnti aziendali. Il sistema di frode è stato scoperto grazie all’attività di intelligence e all’analisi di rischio tramite le banche dati: l’incrocio delle informazioni ha fatto emergere la posizione del cambiavalute che, pur operando formalmente in un’unica sede, risultava disporre di un gran numero di pos ingiustificati. Sono seguiti sopralluoghi nella sede dell’azienda, che oltretutto non aveva alcuna insegna. Quindi le intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso di capire dove si trovassero i terminali wireless (in un caso nascosto in una intercapedine vicina alla vetrina dell'esercizio in un cassetto ad hoc) e chi fosse implicato nella vicenda. Dopo i sequestri preventivi odierni, al termine degli accertamenti, scatteranno anche le contestazioni fiscali a carico delle imprese finite nel mirino.

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