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Cronaca

Arriva anche a Monastier “Storie di vita in movimento”, la campagna informativa contro l’artrosi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

La Casa di Cura Giovanni XXIII di Monastier

aderisce all’iniziativa nazionale che promuove, su tutto il territorio regionale,

una serie di validi consigli su come gestire e curare la patologia invalidante

Monastier, 30 novembre 2015 – Grazie alla Casa di Cura Giovanni XXIII di Monastier, in provincia di Treviso, anche i residenti della Regione Veneto  potranno beneficiare della campagna d’informazione nazionale “STORIE DI VITA IN MOVIMENTO”, un progetto che - tramite il patrocinio della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (S.I.O.T.), della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (S.I.M.G.), dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus (ANMAR Onlus) e il contributo non condizionante di DePuy Synthes - intende fornire alla comunità locale validi consigli su come gestire e curare una patologia invalidante di cui soffre circa il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età: l’artrosi.

Grazie al sito ufficiale dell’iniziativa, www.storiedivitainmovimento.it, a partire da oggi anche i medici e i cittadini veneti potranno reperire delle informazioni utili su come affrontare in maniera efficace una patologia dal profilo allarmante.

L’artrosi, infatti, è una malattia degenerativa che danneggia le articolazioni e che è caratterizzata da lesioni progressive della cartilagine che riveste le superfici articolari e ossee. Secondo alcuni recenti studi, l’artrosi colpisce attualmente 4.000.000 di persone in Italia, una cifra rilevante che si traduce in più del 6% dell’intera popolazione che è costretto a convivere con una serie di sintomi dolorosi, come fastidi articolari, rigidità, scrosci articolari, tumefazione delle articolazioni e con una progressiva limitazione della mobilità.

Al fine di offrire un supporto concreto a tutti pazienti veneti che, ogni giorno, sono costretti a convivere con le debilitanti conseguenze di un fenomeno tanto diffuso quanto complesso, la campagna “STORIE DI VITA IN MOVIMENTO” si è ispirata ai risultati di un’indagine che il Censis ha condotto per analizzare l’approccio di medici e pazienti all’artrosi e alle sue alternative terapeutiche.

Nello specifico, i cittadini accorsi alla presentazione odierna hanno potuto rilevare come la ricerca abbia coinvolto un campione di 50 medici di medicina generale e di 250 persone affette da artrosi al ginocchio e all’anca, di cui il 30% è stato sottoposto ad un intervento di artroprotesi.

Grazie alla realizzazione di questo studio, è stato possibile riscontrare una serie di difficoltà che impediscono ai pazienti di giungere rapidamente a un percorso di cura efficace. Tra queste, lo studio ha evidenziato come quasi il 30% dei pazienti presi in esame (circa una persona su tre) abbia consultato un medico dopo oltre un anno dalle prime problematiche, nonostante i fastidiosi e dolorosi sintomi.

In aggiunta, ben il 28,4% degli individui ha indicato di non essere ricorso a nessuna terapia, poiché preferiva sopportare il dolore.

Un altro problema riscontrato da più della metà dei pazienti riguarda il continuo rimando tra più specialisti che, in genere, è terminato solo grazie alla richiesta del paziente stesso di effettuare una radiografia per arrivare a una diagnosi definitiva.

Inoltre, sebbene l’intervento chirurgico contribuisca a far riacquistare la capacità di movimento e l’autonomia perduta, i pazienti del campione hanno ricevuto il consiglio di effettuarlo dallo specialista privato in poco meno della metà dei casi (47,2%). Dalle risposte, infatti, si evince che il ricorso all’impianto della protesi è valutato come più indicato solo nei casi in cui il paziente non sia più autonomo (52%). Ciononostante, il 76,4% dei pazienti sottoposti ad intervento ha affermato che la terapia più efficace è proprio quella chirurgica.

Assieme alla bassa propensione ad indicare l’opzione chirurgica come terapia di cura, lo studio ha evidenziato come i medici non prendano in considerazione alcuni criteri utili per la selezione del Centro presso cui ricoverare il paziente per l’impianto di una protesi: il numero di interventi eseguiti e la lunghezza delle lista d’attesa.

L’insieme di questi elementi evidenzia, infine, la necessità da parte dei medici di una maggiore quantità di informazioni relative alla patologia, come confermato dal 54,4% del campione.

“Uno degli elementi che da sempre contraddistingue la politica sanitaria della Casa di Cura Giovanni XXIII è la tutela del diritto alla salute, un obbligo che ci impegna a garantire percorsi di cura efficaci ma allo stesso tempo accessibili a tutta la popolazione del territorio”, commenta il Rag. Gabriele Geretto, Amministratore Delegato della Casa di Cura Giovanni XXIII. “E’ questo lo spirito con cui la struttura ha aderito alla campagna Storie di Vita in Movimento, iniziativa che mira a offrire un valido supporto a tutti i medici e i pazienti veneti che sono impegnati nella lotta contro una patologia complessa come l’artrosi”.

L’artrosi è un fenomeno complesso che colpisce le articolazioni tramite una serie di lesioni progressive della cartilagine che riveste le superfici articolari ossee e che riducono sensibilmente la qualità della vita dei pazienti.

“Il primo passo fondamentale per garantire a una persona affetta da artrosi un miglioramento della qualità della vita è la scelta del percorso di cura più indicato nel ridurre il dolore provocato da questo fenomeno complesso”, conclude il Dott. Maurizio D’Aquino, Direttore UOC di Medicina Centro di Epatologia, Servizio di Gastroenterologia |Casa di Cura Giovanni XXIII. “Il team multidisciplinare di esperti della Casa di Cura Giovanni XXIII mette infatti a disposizione una serie di approcci terapeutici diversi in base allo stadio di avanzamento della patologia, ivi compresa la somministrazione dell’intervento chirurgico per l’impianto di una protesi all’anca e al ginocchio. Tale trattamento, quando appropriatamente selezionato, infatti è in grado di far recuperare al paziente la libertà di movimento che, a causa dell’artrosi, risulta pericolosamente compromessa”.

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