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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Montebelluna

Violenza sul nipote, indagato 65enne

La vicenda è accaduta un anno fa a Montebelluna. Ad accusare il nonno è la mamma del piccolo, che è una 35enne ucraina

«Nonno, pene». E' questa la frase che ha portato una donna ucraina di 35 anni a sporgere denuncia contro il suocero, un 65enne di Montebelluna. L'accusa è di aver abusato sessualmente del figlioletto, che al tempo dei fatti aveva solo 3 anni. E per questo il piccolo, raccontando alla madre che cosa succedeva a casa dei nonni, avrebbe nominato gli organi genitali dell'uomo.

La vicenda risale a circa un anno fa. La donna è sposato con uno dei quattro figli maschi del 65enne, che si schierano tutti, comprese le mogli, a fianco dell'indagato. Essendo la coppia in ristrettezze economiche il suocero non solo si è offerto di dare la casa che ha costruito a fianco alla sua ma si è reso disponibile a ospitare il nipotino durante le mattine in cui l'ucraina va a lavorare. Tutto fila liscio per circa un anno, poi la donna, con il bambino che cresce e che inizia a dire le prime parole, inizia a conversare con il piccolo e a chiedergli tra le altre cose che cosa faccia quando è a casa dai nonni. La risposta è sconvolgente: il piccolo accosta più volte la parola "nonno" con la parola "pene" così da spingere la 35enne a sporgere denuncia per violenza sessuale su minore ai carabinieri.

«Non posso credere che mio padre sia capace di fare del male a uno dei suoi nipoti» dirà il papà del bambino, che continua malgrado tutto a vivere con la donna ucraina. Ma Barbara Sabbattini, il pubblico ministero che ha aperto l'inchiesta, decide di volerci vedere chiaro e affida ad una psichiatra  il compito di esaminare il piccolo e dire se è capace o meno di affrontare un incidente probatorio e ripetere quelle frasi che comprometterebbero il 65enne.

Giovedì, davanti al gup Marco Biagetti, la consulente ha detto che il bambino, che oggi ha 4 anni, difficilmente può ricordarsi con la definizione necessaria fatti accaduti un anno fa. Ma è andata oltre. La psichiatra infatti ha preso in esame il contesto familiare della presunta vittima e soprattutto la relazione con la madre. L'esito della perizia dice che la donna ha subito violenze quando era una bambina e che nel precedente matrimonio, con un connazionale, è stata vittima di abusi e maltrattamenti, al punto che il rapporto è cessato con un divorzio.

La donna, in sostanza, proietterebbe la proprie ansie e soprattutto la paura che quello che è successo a lei possa accadere ancora sul figlio. Per di più i rapporti con i suoceri e con il resto dei familiari sarebbe segnato da incomprensioni e gravi conflitti, che condizionerebbero in maniera determinate la sua sfera psicologica. 

Il gup Biagetti ha quindi deciso, una volta sentita la consulente, di rimandare gli atti al pubblico ministero. Sarà insomma la pm a dover valutare se procedere con una archiviazione, se fare ulteriori indagini o se chiedere comunque il rinvio a giudizio del 65enne, che ovviamente si dice totalmente estraneo alle contestazioni che gli vengono mosse dalla nuora.

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