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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca San Liberale

Anche a Treviso la cura del morbo di Dupuytren senza bisturi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

L'introduzione clinica di un farmaco innovativo, oltre a Verona e Padova, anche a Treviso presso il Centro di Medicina. Un farmaco innovativo, autorizzato dalla Regione del Veneto, potrà essere somministrato nei prossimi due anni a pazienti affetti dal morbo di Dupuytren per rimuovere il problema senza operazione chirurgica, con il recupero del completo utilizzo della mano in soli 3 giorni, invece di una convalescenza riabilitativa di 3 mesi dopo la classica operazione con un decorso post operatorio molto impegnativo.

Solo due le strutture pubbliche accreditate in Veneto, l'UOC Chirurgia della mano dell'Azienda Ospedaliera Universitaria integrata di Verona e l'UOS di Chirurgia della mano dell'Azienda Ospedaliera di Padova, diretta dal prof. Franco Bassetto. La presenza al Centro di Medicina di Treviso del prof. Franco Bassetto consente che anche in questa struttura d'eccellenza ai pazienti possa essere proposta tale nuova terapia, registrando fino al 2015 l'accesso al farmaco dei pazienti veneti sia in forma accreditata sia in forma privata.

"La malattia è biologicamente molto aggressiva. Era molto attesa la sperimentazione di questo nuovo farmaco, sia per la sua efficacia rivoluzionaria sia per ovviare ai casi di recidive dopo l'intervento chirurgico. - spiega il professor Franco Bassetto - Ogni somministrazione dovrà seguire le linee guida date dall'AIFA, come stabilito dalla delibera della Regione del Veneto. Questo per rendere sicure ed efficaci le modalità operative del nuovo trattamento clinico". Il numero di ricoveri/anno per intervento su Morbo di Dupuytren in Italia è di circa 10000 casi. A Padova sono oltre 200 i pazienti nelle liste d'attesa dell'Unità di Chirurgia della mano dell'Azienda Ospedaliera. L'alto tasso di recidiva della chirurgia (fino al 60% entro i 7 anni successivi) e della sua alternativa mini invasiva, la cordotomia ad ago, tuttavia possono rappresentare un ostacolo psicologico alla terapia. "Ritengo che i numeri d'incidenza della patologia siano molto più alti. - aggiunge il prof. Franco Bassetto - Il farmaco è dunque un'alternativa valida alla chirurgia, che rimane nella discrezione dello specialista. In questo è già una soluzione che consente di ampliare la fascia dei beneficiari della terapia".

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