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Ad un mese dalla sua chiusura la mostra a Treviso di El Greco rivela un’opera inedita

Martedì a Casa dei Carraresi, in una conferenza aperta a tutti, ci sarà la presentazione ufficiale del dipinto del Tintoretto

TREVISO La mostra El Greco in Italia. Metamorfosi di un Genio, organizzata da Kornice di Andrea Brunello a Treviso Casa dei Carraresi, ad un mese dalla sua chiusura, omaggia il pubblico di studiosi e appassionati di un ultimo regalo: un’opera inedita di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, l'“Ultima Cena”, che andrà ad arricchire il percorso espositivo visitabile fino al 1 maggio, e a cui El Greco si ispirò per la sua omonima opera presente in mostra.

La storia del quadro, inedita prima versione dell'"Ultima Cena" di Tintoretto custodita nella chiesa di San Trovaso a Venezia, e l’importanza che esso ebbe, quindi, per il percorso artistico de El Greco, verranno presentate martedì 5 aprile 2016 alle ore 11 a Casa dei Carraresi, in una conferenza aperta a tutti. Parteciperanno alla presentazione la dott.ssa Maria Letizia Paoletti, storica dell'arte che per anni ha studiato il dipinto, il prof. Lionello Puppi, curatore della mostra, e la prof.ssa Serena Baccaglini, membro del Comitato Scientifico.

Il dipinto, un olio su tela databile 1559 circa e appartenente a collezione privata, fu acquistato in Svezia dalla vendita dei beni del Castello Örbyhus, i cui ultimi proprietari avevano rapporti stretti con Hermann Göring, leader della Germania nazista e appassionato collezionista d’arte, dagli attuali proprietari e nel 2009, in seguito a analisi diagnostiche e un accurato restauro, fu finalmente riportato a splendore il tratto inimitabile ed unico del Tintoretto.

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(Ultima Cena - Tintoretto)

L'"Ultima Cena" s’inserisce nel percorso espositivo in comparazione con ”Ultima Cena” di El Greco (1568/1570) della pinacoteca nazionale di Bologna, a riprova del ruolo cruciale che il nostro Paese ebbe sull’artista. Fu proprio il suo soggiorno in Italia a cambiarne lo stile fino a trasformare El Greco nel genio visionario che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

L’intento del curatore della mostra, il prof. Lionello Puppi, uno dei più grandi esperti mondiali del maestro, è stato, infatti, di concepirla come “un cantiere aperto”, non una semplice esposizione, bensì un’occasione di studio e confronto su uno dei periodi più misteriosi de El Greco, la sua permanenza in Italia.

Tra le scoperte che hanno maggiormente incuriosito il pubblico, avvenute grazie agli studi condotti dal comitato scientifico in occasione della mostra trevigiana, possiamo citare varie nuove attribuzioni, tra le quali la “Deposizione di Cristo nel Sepolcro” (1570 circa) e “Santa Maddalena Penitente” (1575/1577) del Museu de Montserrat di Barcellona, oltre all’aver portato alla luce tracce sinora sconosciute del suo soggiorno tra le Marche e l’Umbria testimoniate dal “Ciborio di Bettona”, databile 1572/1573, e dall'attribuzione dell’identità del nobile raffigurato nel “Ritratto di Gentiluomo” (1570).

Fino al 1 maggio, sarà quindi ancora possibile visitare la mostra che, unica nel suo genere, offre l'opportunità di ammirare le opere appartenenti al periodo italiano de El Greco, il decennio 1567-1576, di cui molte presentate per la prima volta al grande pubblico, e quelle dei grandi artisti del Cinquecento Italiano che influenzarono l'arte del Maestro.

Il progetto scientifico si basa su oltre mezzo secolo di studi del suo curatore, il prof. Lionello Puppi, emerito di Ca’ Foscari, e massimo esperto del periodo giovanile de El Greco, coadiuvato da un comitato scientifico internazionale composto da studiosi di prestigiose realtà accademiche: Serena Baccaglini, Alessandra Bigi Iotti, Nano Chatzidakis, Maria Agnese Chiari Moretto Wiel, Robin Cormack, Andrea Donati, Mariella Lobefaro, Maria Paphiti, Paula Revenga Dominguez.

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