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Cronaca Motta di Livenza

Furti sacrileghi in tutto il Veneto, nel mirino anche il Santuario di Motta di Livenza

Denunciati dai carabinieri di Lendinara (Rovigo) tre cittadini rumeni che sono attualmente irreperibili. Lo sdegno del governatore Luca Zaia: "Che questi barbari vengano arrestati al più presto e che venga loro comminata la pena più dura possibile"

MOTTA DI LIVENZA Tre persone sono state denunciate dai carabinieri della stazione di Lendinara (Rovigo) perché sospettati di essere i responsabili di una serie di furti in chiese delle province di Rovigo e Verona, messi a segno nel 2016, e che avrebbero fruttato un bottino di circa 50 mila euro. Si tratta di tre cittadini romeni, G.D.C., 39 anni, I.R.S., 27 anni, e I.C.B., 25 anni, residenti in provincia di Pisa ma attualmente irreperibili. Il primo degli episodi risale al 5 giugno 2016, ai danni della Basilica della Madonna del Frassino di Peschiera del Garda (Verona). Seguirono, il 10 e 14 giugno, un tentato furto alla Basilica della Madonna del Pilastrello di Lendinara, quindi il 16 novembre, sempre a Peschiera. Il 3 dicembre 2016 i malviventi si sono spostati al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza. Il 12 dicembre 2016 i ladri tornarono alla Madonna del Pilastrello, e infine il 15 dicembre nella Basilica di Caorle. A riportare la notizia il sito RovigoOggi.

“I miei complimenti ai Carabinieri della stazione di Lendinara (Rovigo) per aver individuato i responsabili di una serie di furti compiuti nel 2016 in chiese e santuari del Veneto. Mi auguro che gli autori di queste barbare profanazioni, che hanno violato luoghi cari ai veneti come il santuario di Caorle, quello di Motta di Livenza e la Madonna del Frassino di Peschiera, siano presto assicurati alla giustizia”. Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, elogia il lavoro degli uomini dell’Arma che hanno individuato in tre cittadini romeni (resisi peraltro irreperibili) i responsabili della catena di atti blasfemi furti di monili ed ex voto effettuati due anni fa nei luoghi di culto del Veneto. “Mi auguro – aveva detto Zaia nei giorni degli atti sacrileghi – che questi barbari vengano arrestati al più presto e che venga loro comminata la pena più dura possibile, comunque insufficiente perché non esiste una pena per la violazione dei sentimenti delle persone e del rispetto per un simbolo amatissimo di religiosità e di storia locale”.

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