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Cronaca Motta di Livenza

Promettono un finanziamento ma è una truffa, in due vanno a processo

Il coneglianese Franco Freda e il veneziano Luca Ferro avrebbero fatto credere a un ristoratore di Motta di Livenza di poter risolvere i suoi problemi di natura economica con un prestito di quasi un milione di euro

L'attività in difficoltà, una crisi nera che per essere superata abbisogna di parecchia liquidità. E, come per magia, arriva  la prospettiva di ottenere un cospicuo finanziamento di un istituto di credito estero, quasi un milione di euro, che costa "solo" il 10% da versare nelle tasche di chi aveva fatto da promotore per l'affare. Peccato che si trattasse di fregatura: dopo aver versato il "prezzo" patteggiato dei soldi non il ristoratore non ne ha visto neppure l'ombra. E' di truffa il reato di cui debbono rispondere il coneglianese Franco Freda, 55enne, e il 53enne Luca Ferro, residente a Ceggia, in provincia di Venezia. A finire nell'imbroglio è stato invece Ottavio Nadalon, titolare della trattoria "Al Mulino" di Villanova di Motta di Livenza. 

Nel 2016 Nadalon è alla ricerca di capitali freschi per sistemare alcune questioni economiche all'interno della sua azienda. Così i due si presentano all'oste con una proposta che non può essere rifiutata: 750 mila euro di finanziamento da una banca estera, che grazie all'intermediazione di Frada, presentatosi però a Nadalon sotto falso nome, non andrà troppo in profondità con i controlli sulla solvibilità come invece fanno gli istituti di credito italiani.

Tra il febbraio del 2016 e il marzo 2017 Nadalon avrebbe versato ai due, a più riprese e a titolo di anticipo, spese e consulenze, una somma pari a 78 mila e 500 euro. Ma al termine del periodo di un anno, che si sarebbe reso necessario per completare la pratica, i il finanziamento non arrivano. Così Nadalon, che si è costituito come parte civile e a processo è assistito dall'avvocato Pietro Dalla Libera, fiuta la "sola" e sporge denuncia.

Oggi, mercoledì 24 marzo, l'udienza filtro del procedimento è stata rinviata per consentire la notifica degli atti a Freda, che nel frattempo si trova agli arresti domiciliari (ma per altra causa) presso l'abitazione della madre.     

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