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Cronaca Sant'Antonino / Piazzale dell'Ospedale

Neonata morta in ospedale per presunto errore medico: i genitori fanno causa all'Ulss

Alla luce delle inequivocabili conclusioni della perizia della Procura, e in attesa delle decisioni del Pm in sede penale, la mamma e il papà della neonata deceduta nel 2014 in seguito al parto procedono in sede civile

TREVISO “Operato non corretto”, “diagnosi tardiva”, “non adeguata effettuazione delle manovre di disimpegno”. In forza di queste inequivocabili conclusioni della perizia medico legale disposta dalla Procura di Venezia, e del totale disinteresse della controparte a trovare una soluzione stragiudiziale, martedì è stato notificato l'atto di citazione in causa dell'Ulss 12 veneziana avanti il Tribunale di Venezia per conto dei genitori della piccola Tasnim Mim, una coppia di origine bengalese ma residente da tempo a Mestre.

Due anni fa la morte della neonata, venuta alla luce nel nuovo ospedale dell'Angelo, uno dei fiori all'occhiello della sanità veneta, destò grande scalpore al punto che intervenne anche il Governatore del Veneto, Luca Zaia, assicurando che la sanità regionale avrebbe fatto chiarezza sull'episodio e dato risposte alla famiglia. I fatti. La mattina del 27 maggio 2014 la mamma, alla 39^ settimana di gravidanza, viene ricoverata all'Angelo per partorire il suo primo figlio: la gravidanza è stata regolare, le ecografie non hanno evidenziato problemi. La signora però viene costantemente monitorata in ragione della sua condizione di diabetica e ipertesa, che tuttavia non sarà adeguatamente presa in considerazione durante il parto.

Alle 22.54 la giovane viene sottoposta ad episistomia medio laterale destra per facilitare l'uscita del feto: 13 minuti dopo viene espulsa la testa, ma non altrettanto avviene per le spalle, come avrebbe dovuto. L'ostetrica, che aveva già chiamato da un po' il medico di guardia, evidentemente allertata dalle anomalie in atto, annota la mancata uscita delle spalle nonostante due successive contrazioni, e a quel punto convoca anche l'anestesista e il pediatra, iniziando ad eseguire, su indicazione del ginecologo, alcune manovre comuni in questi casi. Solo dopo svariate prove andate a vuoto, il medico riesce a estrarre dal corpo materno la piccola Tasnim Mim, ma le sue condizioni appaiono subito gravissime: la neonata comincia a respirare solo al terzo tentativo di rianimazione. Non essendo dotato l'Angelo di una struttura adeguata per la terapia ipotermica, determinante in questi casi, la neonata alle 4.10 del giorno dopo viene trasferita d'urgenza presso la Patologia Neonatale dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso, con diagnosi di asfissia grave dalla nascita e frattura dell'omero sinistro, ma alle 22.15 del 28 maggio spira.

Per mamma e papà quello che doveva essere il giorno più bello della vita, per la nascita della loro primogenita, diventa un dramma. Ai genitori viene detto poco o nulla e anche dopo il decesso le loro richieste di spiegazioni rimangono per lo più inevase. I due giovani coniugi, distrutti dal dolore e dall'incredulità, una volta tornati a casa trovano la forza di chiedere aiuto a degli esperti: attraverso il consulente personale Diego Tiso, si rivolgono a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, e i fatti vengono denunciati all'autorità giudiziaria, che dispone l'autopsia sul corpicino. La consulenza tecnica collegiale, disposta, con estremo scrupolo, dal Pubblico Ministero della Procura di Venezia titolare del fascicolo, il dottor Walter Ignazzitto, ha visto impegnate, data la delicatezza del caso, ben tre professionalità mediche, affiancate dai consulenti di parte: un medico legale, la dott.ssa Silvia Tambuscio, un neonatologo, il dott. Daniele Trevisanuto, e una ginecologa ostetrica, la dott.ssa Alessandra Zambon. Le conclusioni sono dunque difficilmente contestabili ed evidenziano in pieno la responsabilità medica.

Queste le motivazioni della consulenza tecnica: “Dato atto preliminarmente della discrepanza dei fatti descritta dalla documentazione sanitaria (…), l'operato del personale sanitario, principalmente del medico assistente al parto, è stato non corretto nelle seguenti fasi: tardiva diagnosi della distocia delle spalle (dopo circa tre-quattro minuti anziché un minuto come previsto), conseguentemente alla quale si è determinato un tardivo avvio delle manovre di disimpegno e di risoluzione della distocia; non adeguata effettuazione delle manovre di disimpegno (...la mancata attenzione al computo del trascorrere del tempo durante la fase di esecuzione ha contribuito a protrarle oltre il limite di sicurezza indicato nei riferimenti scientifici...Si è verificato un inopportuno e non giustificato dispendio di tempo per l'esecuzione della manovra di gaskin); l'esecuzione delle manovre di Kristeller in condizioni non indicate”.

L'evenienza di un danno neurologico così grave da cagionare la morte entro breve tempo dalla nascita sarebbe stata evitata da una condotta professionale massimamente diligente, prudente e perita (ovvero aderente ai dettami di condotta evincibili dalle raccomandazioni clinico-scientifiche) da parte del medico di guardia che assisteva al parto”. “Il tempo impiegato per la risoluzione della distocia è stato ben superiore ai quattro/cinque minuti (limite considerato di sicurezza” in letteratura) e in ogni caso al di sopra dei sette minuti (tempo oltre al quale la letteratura indica che la rianimazione neonatale ha mediocri risultati. Si ritiene che l'eccessivo dispendio di tempo nel processo di diagnosi-risoluzione della distocia, nonché alcune ulteriori attività non adeguate, svolte durante l'assistenza al parto, abbiano avuto un ruolo eziologico nel determinare il decesso della neonata”. Questo solo per citare alcuni dei passaggi principali della consulenza medico legale dei tecnici nominati dalla Procura.

Sulla base di queste risultanze, da cui emerge chiaramente la responsabilità della struttura nel tragico evento, è stata quindi promossa la procedura di mediazione con l'Ulss 12, da cui dipende l'ospedale dell'Angelo, per tentare una definizione bonaria della vertenza, ma al primo incontro, due mesi e mezzo fa, l'Azienda Sanitaria non si è neppure presentata comunicando di non voler aderire alla procedura, denegando ogni responsabilità sull'accaduto ed evitando ogni tentativo di negoziazione: un altro schiaffo per i genitori. Alla coppia, in attesa dei provvedimenti della Procura in sede penale, dove si è ancora nella fase delle indagini preliminari, non è quindi rimasto che procedere con una causa civile per il risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali, con particolare riferimento al danno da sofferenza: una sofferenza con cui i due coniugi dovranno convivere per tutta la vita. "Senza contare la terribile esperienza del parto, la mancanza di spiegazioni su quanto stava accadendo, l'essersi visti quasi strappare la propria figlia senza neanche capire dove venisse trasferita, e perché: la piccola è deceduta in un altro ospedale, senza che la mamma potesse avere la consolazione neppure di un'ultima carezza". La prima udienza del procedimento è fissata per il 20 gennaio 2017.

“E' impensabile che nel terzo millennio, qui in Italia, si registrino ancora così tanti decessi collegati al parto, che dovrebbe essere un intervento di routine. E, nello specifico, dispiace che si sia dovuti arrivare a questo punto e che la famiglia di Tasnim Mim, dopo tutto quello che ha patito, debba anche intraprendere questa dolorosa causa e rivivere quella terribile esperienza – commenta il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò - Dopo gli impegni assunti dal Governatore Luca Zaia e dal Direttore dell'Azienda sanitaria per far luce sui fatti, e dopo le risultanze della perizia medico legale disposta della Procura, che conferma le responsabilità dei sanitari nella tragedia, ci saremmo aspettati un altro atteggiamento da parte dell'Ulss 12. Invece, dopo aver causato la morte della piccola, la struttura, a cui i genitori si erano affidati, ha anche chiuso loro le porte in faccia. Ma siamo certi che l'autorità giudiziaria renderà giustizia e un po' di pace a questi genitori, ai quali comunque nulla e nessuno potrà restituire la loro bambina”.

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