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Cronaca Oderzo

Neonata morta dopo il parto, la ginecologa venne allertata in ritardo

Udienza oggi, venerdì 26 novembre, nel processo al medico di Oderzo che seguì la nascita di Agata Maria, la bambina deceduta il 28 giugno del 2016 a causa di una ipossia dovuta alla rottura dell'utero

Agata Maria soffriva di ipossia, una mancanza di ossigeno a livello cerebrale dovuto alla rottura dell'utero, da almeno tre quarti d'ora quando la ginecologa fu chiamata ad intervenire. Un ritardo che sarebbe stato fatale per la neonata, che subì la paralisi della parte del cervello deputata alla respirazione e alla deglutizione. Questo è emerso oggi, venerdì 26 novembre, nel processo in cui una ginecologa di Oderzo deve rispondere dell'omicidio colposo della bambina, che morì due giorni dopo la nascita all'ospedale di Treviso, dove venne trasferita a seguito del parto. La donna è imputata anche di lesioni colpose nei confronti della madre, una bellunese da poco trasferitasi nell'opitergino.

Il decesso avvenne il 28 giugno del 2016. Il dramma delle piccola iniziò il giorno prima del parto, quando la madre si presenta in ospedale a Oderzo con forti dolori addominali. Viene sottoposta a una visita nel reparto di ostetricia e ginecologia, tranquillizzata e rimandata a casa. Il giorno dopo, però, il malessere  aumenta e viene ricoverata. Inizia così un travaglio doloroso per lei e per la bambina, durante il quale si verifica la rottura dell’utero.

La perizia disposta dalla Procura disse che visto il quadro clinico si doveva intervenire subito con un taglio cesareo. Ma ieri sia il consulente del pubblico ministero Massimo De Bortoli (che inizialmente aveva, oltre alla ginecologa, indagato tutto il reparto dell'ospedale di Oderzo, salvo poi chiedere l'archiviazione delle posizioni) che quello della difesa hanno messo il dito sul ritardo con cui l'ostetrica che stava seguendo il monitoraggio avvisò il medico che la situazione stava precipitando. Il dottore, che aveva qualche minuto per decidere il da farsi, scelse di procedere con la ventosa perché si trattava di un metodo più rapido di arrivare alla nascita, mentre la predisposizione della sala operatoria (che fu preparata dopo, quando divenne evidente che la madre stava sanguinando molto) avrebbe richiesto almeno 30 minuti.

I danni che Agata Maria aveva subito per l'ipossia  erano comunque molto importanti e non c'è la certezza che neppure il taglio cesareo avvenuto tempestivamente avrebbe potuto risparmiarle delle lesioni cerebrali potenzialmente mortali

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