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Venerdì, 8 Dicembre 2023
Cronaca Oderzo

Parto cesareo in ritardo, ginecologa condannata a sei mesi

Una manovra sbagliata costò la vita, nel luglio del 2016, ad Agata Maria, una bambina nata affetta da ipossia che morì tre giorni dopo il parto all'ospedale di Treviso. Per quei fatti il giudice ha ritenuto colpevole il medico del nosocomio di Oderzo dove la piccola venne alla luce

Quella manovra sarebbe stata sbagliata: invece di utilizzare la ventosa, la dottoressa avrebbe dovuto preparare la sala operatoria (poi entrata in funzione) e far nascere Agata Maria con il parto cesareo. Si sarebbero perciò persi minuti preziosi e la bambina, che era alla prese con una grave ipossia, subì dei danni al cervello che la portarono alla morte tre giorni dopo. Per questi fatti, accaduti nel luglio del 2016, una ginecologa dell'ospedale di Oderzo è stata condannata dal giudice monocratico oggi, 4 ottobre a sei mesi di reclusione, con la sospensione della pena. Il pubblico ministero aveva chiesto 8 mesi. Era invece decaduta, già nella precedente udienza, l'imputazione per il reato di lesioni colpose ai danni della madre (difesa dall'avvocato Giuseppe Triolo e che ha ritirato la propria costituzione di parte civile) per effetto del risarcimento dell'assicurazione professionale del sanitario.

La donna era arrivata all’ospedale con forti dolori addominali. Nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, l’avevano tranquillizzata, rimandandola a casa. Il giorno dopo si era ripresentata con gli spasmi e stavolta era stata ricoverata. Grande sofferenza per lei e la bimba. Durante la fase del travaglio si verificò la rottura dell’utero. Nel fare le manovre di espulsione e favorire il parto naturale, accadde però qualcosa di tremendo. Sono le 10 della sera e la situazione è ancora normale ma già tre minuti dopo nella mamma subentra una grave tachicardia: «Quando si sono accorti che c’erano dei problemi - si legge nella relazione firmata dal perito del pubblico ministero - avrebbero dovuto portarla subito in sala parto, per fare un cesareo. Ci sarebbe voluto un intervento medico. Le ostetriche avrebbero dovuto considerare che si trattava di un travaglio ad alto rischio e allertarsi immediatamente. Tanto più che, alle 22,20, il tracciato del monitor diventa drammatico, a quel punto il medico avrebbe già dovuto essere in sala parto. Invece viene chiamato alle 22,32 e arriva alle 22,34». 

Agata Maria, nel frattempo, è vittima di una ipossia, una mancanza di ossigeno a livello cerebrale dovuta alla rottura dell'utero. Da quando si sarebbe verificato il deficit di ossigenazione all'intervento della ginecologa (che i periti sia della difesa che della acusa dicono essere stata allertata in ritardo) sarebbero passati almeno quarantacinque minuti. L'ipossia avrebbe poi provocato la paralisi della parte del cervello della piccola deputata alla respirazione e alla deglutizione.

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